Più chiamate ai centri antiviolenza, più donne prese in carico, più richieste di supporto psicologico perché le donne vittime di violenza vogliono capire, vogliono uscire da una situazione che le soffoca, le annulla, le costringe a non immaginare un futuro.
L’associazione G.I.R.A.F.F.A. fa un bilancio dell’anno appena passato e fornisce i dati del Centro Antiviolenza “Paola Labriola” raccolti dal primo gennaio al 30 dicembre 2024. Sono dati che parlano chiaro e che raccontano di donne che vogliono farcela, ma che talvolta si arrendono per le lungaggini giudiziarie, per l’ambivalenza che le donne provano rispetto alle situazioni di violenza agite dai propri compagni. L’associazione di promozione sociale G.I.R.A.F.F.A. si occupa, come è noto, di donne vittime di violenza dal 1997. Gestisce tre sportelli del centro antiviolenza intitolato a “Paola Labriola” – a Bari Palese, nella Casa delle donne del Mediterraneo e presso la FIOM CGIL – e uno sportello online sul sito www.giraffaonlus.it , una casa rifugio denominata “Casa dei diritti delle donne” destinata a donne vittime di tratta con o senza minori che sfuggono alla criminalità organizzata transnazionale, e una casa in semiautonomia. Entrambi le case in località protetta.
Dal 1999 Giraffa gestisce anche il numero verde nazionale antitratta, prima ancora che fine istituito dal DPO – nell’anno 2000 – 800 290 290. Il CAV Paola Labriola nel 2024 ha ricevuto 176 chiamate in totale, quasi un terzo in più rispetto l’anno 2023 quando le telefonate sono state 111. 116 le donne prese in carico nel 2024 rispetto alle 70 del 2023. Al momento il CAV “Paola Labriola” ha dunque in carico 186 donne. Delle donne prese in carico nel 2023, 65 hanno chiesto il supporto psicologico e 42 quello legale; di queste 32 in sede penale e 10 in sede civile.
Nel 2024, 77 donne hanno chiesto alle operatrici del CAV supporto psicologico, mentre 55 sono state quelle che hanno chiesto anche il supporto legale. Di queste, 42 in sede penale di cui 32 in sede civile Il dato emerso dall’attività parla di richieste d’aiuto soprattutto per violenza domestica, stalking, reati spia quali percosse o minacce e violenza sessuale.
Il lavoro svolto è stato intenso sia dal punto di vista legale (in Tribunale e in Corte d’Appello) sia in sede di elaborazione dei traumi subiti. Quest’ultimo aspetto consente alle donne (sopravvissute!) di rafforzarsi, di proseguire e di non rimettere le querele. In sede penale, tante le sentenze di condanna in primo grado e confermate in secondo grado
anche grazie alla nuova normativa che ha previsto un’accelerazione dei tempi giudiziari. Diciannove le condanne ottenute in primo grado per i reati di cui agli artt. 572, 612 bis, 609 bis. Di queste condanne n.2 imputati sono stati collocati in C.R.A.P. (Comunità Riabilitativa
Assistenziale Psichiatrica). Dieci quelle confermate in Corte d’Appello, tre le richieste presentate al CUAV (Centro per Uomini Autori di Violenza), 3 le donne imputate assolte e 2 gli uomini imputati assolti. In sede civile invece sono 3 le donne prese in carico già dallo scorso anno, una per separazione giudiziale e 2 per l’affidamento di minori. Una di queste si è conclusa, in entrambi i giudizi, in maniera positiva con affidamento esclusivo e decadenza della responsabilità
genitoriale. Le donne che hanno richiesto il colloquio per un orientamento legale sono 11.
Tre hanno conferito il mandato all’avvocata dell’associazione e 2 hanno finalizzato la separazione consensuale. A questi dati sfuggono tuttavia i dati delle donne che si affidano ad altri/e avvocati/e esterne al CAV, poiché quest’ultimi/e non svolgono lavoro in rete con il centro antiviolenza. Sarebbe invece importante che anche gli avvocati/e entrassero in rete con il CAV per consentire alle donne di intraprendere un percorso consapevole di fuoruscita dalla violenza ed evitare una futura coazione a ripetere.
A proposito del Tribunale per i minorenni e casi riguardanti minori, sono 5 i minori in carico al percorso Giada presso l’ospedaletto Giovanni XXIII di Bari, e una la presa in carico. Venti i provvedimenti del Tribunale dei minorenni con messe in rete del CAV. Nel corso degli anni l’APS G.I.R.A.F.F.A. ha aiutato donne sole e con figli minori, in modo
sistematico perchè la violenza maschile agita ai danni delle donne è sistemica e, per far emergere le richieste d’aiuto, ha colmato un deficit di conoscenza con azioni di sensibilizzazione/informazione.
Tra queste grazie all’Assessorato al Welfare della Regione Puglia ha svolto la terza edizione del corso per le competenze trasversali, organizzato con l’Università degli Studi di Bari e destinato agli iscritti/e di tutte le facoltà dell’Università degli
Studi di Bari – Aldo Moro, nonché ai soggetti appartenenti alla rete antiviolenza, personale medico e sanitario, giornaliste/giornalisti, Forze dell’Ordine, avvocati/avvocate, magistrati/magistrate.
Una nota a parte per i progetti ai quali l’associazione ha partecipato e sta partecipando. Nel 2024 si è concluso il progetto Reama co-finanziato dall’Unione Europea, nato per rafforzare una rete di persone che lavorano per il contrasto della violenza, per l’Empowerment e l’Auto Mutuo Aiuto. Un progetto che ha coinvolto 9 centri antiviolenza della rete Reama dislocati in 8 differenti regioni e che prevede diverse azioni per potenziare l’efficacia dei percorsi di uscita dalla violenza ma anche per la prevenzione, formazione, sensibilizzazione e raccolta dati.
È in corso un progetto con il DPO, il cui ente capofila è l’associazione Sud Est Donne, Empowerment, la cui finalità è istituire una rete dei centri regionali (sono 6 i CAV coinvolti) e dotarsi di una banca dati unica. Da qualche giorno è partito il progetto “A un passo da te”, all’interno del programma Puglia Capitale sociale, attraverso il quale saranno rafforzate le azioni del centro antiviolenza per essere sempre pronte e affianco delle donne che la subiscono.
Per favorire l’emersione il CAV ha continuato a fare opera di sensibilizzazione con la campagna regionale “Allenati contro la Violenza” partecipando all’ultimo torneo di Natale presso l’Angiulli. Ha continuato a lavorare nell’ambito del progetto regionale “La Puglia Non Tratta”, giunto alla sesta edizione.
G.I.R.A.F.F.A. è inoltre partner di “Spazi civici”, progetto finanziato di Sport e Salute che vede come capofila l’asd Scuola di ciclismo “Ballerini” e che si occupa di coinvolgere donne in un laboratorio di danza. Grazie ai progetti in corso l’associazione è in grado di restituire l’esito del lavoro che porta avanti pensando anche al futuro delle donne prese in carico. Cinque infatti sono stati gli inserimenti socio lavorativi delle donne attraverso il progetto “Second life”, di cui 2 gli
inserimenti effettuati con contratto a tempo indeterminato.
<<Dai dati emerge con chiarezza il confine tra prima e dopo la morte di Giulia Cecchettin – ha dichiarato Maria Pia Vigilante, presidente dell’APS G.I.R.A.F.F.A. – Infatti, subito dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin molte sono state le chiamate e le richieste di informazioni piuttosto che d’aiuto da parte delle donne, come se queste si fossero svegliate dal torpore in cui la violenza le costringe a vivere convincendole che non possono meritarsi altro e, cioè, una vita libera dagli agiti efferati. Giraffa ha accolto immediatamente l’ulteriore bisogno delle donne, continuando a coinvolgere le Istituzioni anche tramite l’istituzione di un tavolo in Prefettura per la sottoscrizione del Protocollo da parte di tutti i soggetti della rete antiviolenza, sottoscritto in data 16 dicembre. Il protocollo si presenta come un punto di partenza e non di arrivo per un percorso da fare tutti/e insieme: centri antiviolenza, Forze dell’Ordine, Regione, Comune, Asl, Ordine Avvocati, Psicologi, Assistenti sociali, Magistrate/i, sia inquirenti che giudicanti, per un confronto continuo sulle emergenze e sulle priorità. Fra queste ultime non possiamo dimenticare l’importanza di poter avere l’autonomia abitativa che, attualmente, le donne non possono esercitare per la difficoltà a reperire una nuova casa. Questa difficoltà, in alcune situazioni, le porta a continuare a vivere in casa in semiautonomia se non addirittura, in alcuni casi in cui non si sono rivolte al CAV, con il maltrattante>>.