Ti sarà probabilmente capitato di parlare di un prodotto o servizio con un amico e, poco dopo, vedere annunci pubblicitari su quello stesso prodotto sui tuoi social o su altre piattaforme. Probabilmente ti sei chiesto: “Lo smartphone mi sta ascoltando?”.
La sensazione che i dispositivi ascoltino ogni parola sembra sempre più diffusa, e il legame tra conversazioni e pubblicità mirata suscita curiosità e altrettanta preoccupazione.
Tuttavia, se notare pubblicità personalizzate può sembrare inquietante, la verità è meno misteriosa di quanto si pensa. La maggior parte degli esperti smentisce l’idea che i nostri telefoni siano davvero “sempre in ascolto”. Ma, ciò che accade è che i nostri dispositivi, grazie a un’enorme quantità di dati che raccolgono su di noi, sono in grado di prevedere i nostri interessi e offrire annunci pubblicitari pertinenti.
Ogni volta che navighiamo su internet, scarichiamo app, facciamo acquisti online o interagiamo sui social media, lasciamo una serie di dati. I siti web e le piattaforme raccolgono informazioni su cosa guardiamo, cosa ci piace e ovviamente anche dove ci troviamo. Inoltre, i moderni algoritmi pubblicitari sono così sofisticati che riescono a prevedere ciò che potrebbe interessarci. Anche se non abbiamo parlato esplicitamente di un prodotto, le nostre ricerche passate, gli acquisti o le interazioni sui social possono far apparire un prodotto “giusto al momento giusto”.
La verità è che però questo “momento giusto” spesso coincide perfettamente con la fine di un discorso in cui si è citato un particolare prodotto o servizio. Anche se la registrazione vocale costante non è la causa principale della pubblicità mirata, è pur sempre vero che molte app, come quelle di messaggistica o i social network, hanno accesso ai permessi del microfono. Anche se secondo le politiche di privacy ufficiali, queste app non dovrebbero utilizzare il microfono in modo costante per ascoltare le conversazioni, ma solo quando l’utente le attiva, ad esempio durante una chiamata o una ricerca vocale, non ne abbiamo estrema certezza.
Come proteggersi quindi? Per proteggere la propria privacy, occorre innanzitutto controllare le autorizzazioni delle app installate, disabilitando l’accesso al microfono per quelle che non ne hanno una necessità evidente. In secondo luogo, per accedere al web è sempre meglio scegliere la navigazione privata, rendendo così anonima la propria cronologia di ricerca.
Dunque, la sensazione che lo smartphone ci stia “ascoltando” non è del tutto infondata, anche se non nel modo in cui effettivamente pensiamo.
E quindi se da un lato la tecnologia è in grado di rendere l’esperienza online più comoda e personalizzata, dall’altro, la sensazione di essere costantemente monitorati può risultare fortemente inquietante. La vera sfida del futuro sarà trovare un equilibrio tra la convenienza offerta dalla tecnologia e il rispetto della privacy.