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Il 60% degli italiani sogna di diventare nomade digitale

Tra le mete più gettonate: Bali, Lisbona, Barcellona e Gran Canaria

Pubblicato da: Ylenia Bisceglie | Sab, 21 Dicembre 2024 - 09:26

In quest’epoca sempre più globalizzata e tecnologica, un numero sempre maggiore di professionisti sceglie di abbandonare la propria scrivania per svolgere il proprio lavoro da remoto e diventare nomade digitale.

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Una scelta che non si rivela solo lavorativa, ma proprio un cambiamento nel modus vivendi.

Ma cosa significa davvero essere un nomade digitale?

I nomadi digitali sono appunto persone che, grazie all’uso di internet e alla possibilità di lavorare da remoto, hanno scelto di non essere legate a un ufficio fisso. Si spostano liberamente da un luogo all’altro, continuando a svolgere il loro lavoro come liberi professionisti o dipendenti di aziende che permettono il telelavoro. La loro “scrivania” può essere un caffè in centro città, una spiaggia tropicale o una stanza di un appartamento in affitto in una metropoli lontana.

Il cuore del lavoro dei nomadi digitali è la flessibilità: poter lavorare da qualsiasi parte del mondo e gestire il proprio tempo in modo autonomo. Le professioni più comuni tra i nomadi digitali includono prettamente quelle relative al marketing digitale.

La scelta delle destinazioni è fondamentale per i nomadi digitali, che tendono a preferire città con una buona qualità della vita, costi contenuti e, soprattutto, una rete di connessioni professionali e spazi adatti al lavoro da remoto.  Tra le mete più gettonate ci sono infatti: Bali, Lisbona, Barcellona e Gran Canaria.

Secondo un’analisi condotta da Volagratis, ad oggi il nomadismo digitale è stato già scelto dall’8,4% degli italiani, ma attira oltre il 60%  della popolazione, tra chi si sta già informando a riguardo e chi al momento si limita solo a sognarlo ad occhi aperti.

Certamente siamo tutti d’accordo che essere nomade digitale non significa solo lavorare ovunque, ma vivere con una mentalità globale, avere una mentalità spesso più libera e aperta che abbatte le barriere tra lavoro e tempo libero, e che invita a vivere esperienze autentiche. Insomma, probabilmente un’esperienza, se possibile, da fare almeno per un periodo della propria vita.

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