(di Nicola Lucarelli) Archiviata la trasferta di Brescia, il Bari torna a giocare al ‘San Nicola’ per affrontare il Cesena dell’ex Mignani. Per trattare i vari temi di questa gara e per fare un piacevole tuffo nel passato biancorosso, abbiamo interpellato un doppio ex di Bari e Cesena, vale a dire Gianluca Ricci che si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com.
Gianluca Ricci, nel 2011 ha appeso le scarpe al chiodo. Attualmente è ancora nel mondo del calcio?
“Al momento sono fuori dal mondo del pallone. Sino a due anni fa lavoravo nel settore giovanile del Ravenna. Ora mi occupo di altre cose, ma il calcio lo seguo sempre”.
Cosa vuol fare da grande Gianluca Ricci?
“La carriera di allenatore non l’ho mai considerata, perchè non fa per me. Mi piacerebbe continuare a lavorare con i giovani”.
La sua carriera da calciatore è iniziata nel 1987, proprio nel Cesena, prossimo avversario del Bari. Un trampolino di lancio…
“A Cesena ci sono stato per quattro anni: ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile sino alla Primavera. Abbiamo vinto lo scudetto battendo in finale la Lazio di Paolo Di Canio, ma avevamo uno squadrone: penso ad Alberto Fontana, Lorenzo Minotti, Ruggiero Rizzitelli e Alessandro Bianchi”.
Ma Gianluca Ricci è diventato un volto popolare anche grazie all’esperienza nel reality show ‘Campioni’. Come valuta quell’esperienza?
“Un reality molto seguito all’epoca. E’ anche vero che ci prendevano in giro, ma è stata comunque una bella esperienza. All’inizio non ero molto convinto, poi abbiamo vinto il campionato. C’erano dei buoni elementi come Arieta che arrivò a giocare in serie B con il Lecce di Zeman. Eravamo molto impegnati perchè, almeno 16 ore, le passavamo a Cervia tra allenamenti e i vari momenti del programma. Poi, con Ciccio Graziani in panchina, difficile non divertirsi: un grande uomo e un allenatore da spogliatoio”.
Nel 1993 l’approdo al Bari. La società biancorossa la prelevò dal Viareggio. Come andò la trattativa?
“Mi venne a visionare un osservatore del Bari, il tecnico in seconda di Materazzi, Domenico Petriello”.
Lei giocava da libero, un ruolo ormai scomparso. Crede che potrebbe tornare di moda?
“Il calcio è cambiato tanto e sarebbe molto difficile rivedere delle squadre giocare con il libero staccato. Mi sarebbe piaciuto cimentarmi nel calcio attuale perchè si gioca più a pallone e c’è più voglia di ottenere la vittoria”.
Gianluca Ricci e il gol, un rapporto abbastanza difficile…
“Direi un rapporto inesistente. Per me la porta era sempre troppo piccola e lontana. E non andavo neanche a saltare in occasioni dei calci piazzati perchè non ero strutturato come magari lo era il mio ex compagno di reparto, Lorenzo Amoruso”.
Con la maglia biancorossa ha collezionato 87 presenze e vissuto annate esaltanti. Quali le primi “fotografie” che le vengono in mente?
“Penso all’ultima partita in serie B contro il Padova: noi eravamo già promossi matematicamente, mentre la squadra veneta si stava ancora giocando la promozione. Quel giorno il ‘San Nicola’ era uno spettacolo, una giornata stupenda. Fu una cavalcata bellissima ed inaspettata: eravamo una squadra con molti giovani promettenti che provenivano dalla C come il sottoscritto, Mangone, Bigica o Amoruso. Ma c’erano anche tanti calciatori esperti”.
E di Bari città che ricordi conserva? Aveva dimestichezza col dialetto barese?
“Ai miei tempi la città vecchia era improponibile e non c’era niente. Ora le cose sono cambiate: sono venuto a Bari una decina di anni fa e ho trovato molti miglioramenti. Col dialetto facevo molta fatica anche se mi piace tanto. A dirla tutta, l’ultima stagione in biancorosso riuscivo anche a capirlo, ma non a parlarlo”.
E veniamo al Bari dei giorni nostri: 13 risultati utili consecutivi non si conquistano per caso…
“Longo sta facendo un grande lavoro insieme alla società. Sono in una buona posizione di classifica, ma il campionato di serie B è durissimo e non finisce mai. Ma la delusione per la sconfitta in finale di due stagioni fa è ancora grande: non vi nascondo che non ho parlato per due giorni. Sono stato veramente male perchè ero certo che avrebbero ottenuto la promozione”.
Sono trascorsi decenni dalla sua esperienza a Bari, ma le cose non sono cambiate. I venti della contestazione spirano ancora forti al ‘San Nicola’…
“Bari non è un’eccezione: queste situazioni sono presenti anche in altri stadi. Dico solo che i Matarrese per il Bari hanno fatto tanto ed erano una potenza. I De Laurentiis vengono contestati per la multiproprietà, ma se non ci fossero loro, chi prenderebbe il Bari? Gestire una società importante come quella biancorossa è un lavoro molto impegnativo e dispendioso”.
Sabato si gioca Bari Cesena, da doppio ex come inquadra la sfida?
“Il Cesena sta facendo molto bene e non me l’aspettavo. Ho visto la partita che hanno disputato contro il Mantova e devo ammettere che giocano un buon calcio. Mignani è molto bravo e si vede la sua impronta. Ma se penso a questa gara non posso non ricordare la famosa rissa al San Nicola: mi vergogno ancora adesso”.