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Ospite Cara morto a Bari, secondo l’autopsia aveva ulcera

Per il suo decesso, avvenuto il 4 novembre, nove persone tra medici e infermieri sono ora indagate

Pubblicato da: redazione | Lun, 25 Novembre 2024 - 17:00
procura bari tribunale

Bangaly Soumaoro, il migrante guineano di 33 anni, morto lo scorso 4 novembre all’ospedale San Paolo di Bari, sarebbe deceduto probabilmente a causa di un’ulcera che, secondo l’ipotesi della Procura, non sarebbe stata trattata adeguatamente. L’autopsia, eseguita dal professor Francesco Introna, direttore dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari, ha escluso che l’uomo avesse ingerito pile o oggetti metallici, come inizialmente ipotizzato.

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Soumaoro era ospite del Cara di Bari insieme alla compagna. Nei due giorni precedenti alla sua morte, si era rivolto più volte al presidio sanitario del centro per forti dolori intestinali, ma solo il 4 novembre è stato contattato il 118 ed è stato trasferito in ospedale. Per il suo decesso, nove persone tra medici e infermieri che lo avevano in cura sia al Cara sia al San Paolo sono ora indagate per omicidio colposo. Secondo altri migranti, Soumaoro sarebbe stato curato per giorni soltanto con tachipirina.

La morte del 33enne ha innescato una protesta tra gli ospiti del Cara, convinti che non gli fossero state fornite cure adeguate. La rivolta, iniziata la notte del 4 novembre, è proseguita fino al pomeriggio del 5 novembre, culminando in un corteo che dal centro si è diretto verso la prefettura di Bari. Migranti e attivisti di associazioni locali hanno manifestato davanti al Comune chiedendo non solo cure migliori, ma anche condizioni di vita più dignitose, alloggi adeguati e maggiore libertà di movimento dal centro.

Secondo le denunce di alcune associazioni come Solidaria e lo sportello di autodifesa sindacale, gli ospiti del Cara vivrebbero in condizioni definite “disumane”, dormendo nei container ed essendo anche vittime di presunti maltrattamenti. Sabato scorso, Solidaria ha diffuso un video girato dagli stessi migranti, che documenta le condizioni igieniche dei bagni, descritti come “sporchi e spesso allagati”. Gli ospiti lamentano anche la mancanza di acqua calda. Una delegazione di migranti è stata ricevuta dal prefetto Francesco Russo, che ha ascoltato le richieste e denunce. La vicenda ha riacceso il dibattito sulle condizioni nei centri di accoglienza italiani e sulla gestione sanitaria al loro interno.

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