L’imprenditore Cataldo Perrone, agli arresti domiciliari dalla scorsa settimana per corruzione e falso nell’ambito di un appalto indetto dalla Asl di Bari nel 2023, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari. Perrone è uno dei quattro indagati sottoposti ai domiciliari nell’inchiesta della Procura di Bari su presunte tangenti in cambio di appalti presso l’azienda sanitaria barese, che ha portato sei persone in carcere. Tra questi, per Ignazio Gadaleta la misura è stata recentemente convertita ai domiciliari.
A Perrone, nello specifico, si contestano episodi di corruzione e falso legati a un appalto da oltre 362mila euro per la sostituzione delle canne fumarie della centrale termica dell’ospedale “Di Venere” di Bari. Secondo l’accusa, avrebbe fornito all’ex funzionario della Asl Nicola Iacobellis (attualmente in carcere) e alla moglie Paola Andriani (agli arresti domiciliari) beni come una porta blindata, porte interne ed elementi di arredo per il bagno. Perrone ha ammesso di aver consegnato questi articoli, definendoli però “omaggi”, anche se “inopportuni”, negando che fossero legati a illeciti. In merito all’accusa di falso, secondo cui lui e Iacobellis avrebbero certificato falsamente il termine dei lavori al 29 dicembre 2023, nonostante fossero stati completati a luglio 2024, Perrone ha dichiarato che la datazione errata non aveva per lui alcuna rilevanza, attribuendo la scelta a necessità amministrative della Asl.
L’avvocato difensore di Perrone, Mario Malcangi, ha chiesto la revoca degli arresti domiciliari o, in subordine, la sostituzione della misura cautelare con l’interdizione dall’attività lavorativa. Dopo il suo arresto, Perrone si è dimesso dalla guida della società Perrone Global Service. Oggi si sono svolti anche gli interrogatori di garanzia di altri tre indagati: Paola Andriani, l’imprenditore Nicola Murgolo e l’agente di rappresentanza Giuseppe Rucci. Tutti hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.
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