La Puglia non è immune all’allarme lanciato dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha denunciato un aumento delle imprese a rischio usura a livello nazionale. Tra le oltre 118mila aziende italiane segnalate come insolventi alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia, un numero significativo si concentra nel Mezzogiorno, che con 39.538 realtà rappresenta il 33,6% del totale.
Più nel dettaglio, in Puglia, Lecce spicca per il numero di imprese in sofferenza dove si registra un incremento preoccupante del 11,4%, con 179 nuove aziende in difficoltà rispetto all’anno precedente. Il dato pugliese si inserisce in un contesto di crisi che coinvolge principalmente artigiani, esercenti, commercianti e piccoli imprenditori, sempre più esclusi dal circuito del credito a causa delle difficoltà economiche e dell’impossibilità di accedere a nuovi prestiti.
A livello nazionale, le grandi aree metropolitane guidano la classifica delle imprese insolventi, con Roma in testa (10.827 aziende), seguita da Milano (6.834) e Napoli (6.003). Nel Sud, la Puglia si inserisce in un panorama di sofferenza diffusa, dove la mancanza di accesso al credito contribuisce ad acuire il rischio di ricorso all’usura. L’analisi della Cgia evidenzia inoltre una drastica riduzione dei prestiti bancari alle imprese negli ultimi 12 anni. Dal 2011, il volume totale dei finanziamenti è passato da 1.017 miliardi di euro a 667 miliardi nel settembre 2023, segnando un calo del 52,4%. Dopo l’aumento registrato durante la pandemia, lo stock dei prestiti è tornato a ridursi, lasciando molte attività senza strumenti per fronteggiare le difficoltà finanziarie.
La crisi del credito si riflette in maniera evidente in Puglia, dove molte imprese faticano a rimanere operative, trovandosi spesso costrette a cercare soluzioni alternative per sopravvivere. Questa situazione rappresenta un terreno fertile per il fenomeno dell’usura, che trova nelle difficoltà economiche e nell’isolamento del tessuto imprenditoriale terreno ideale per prosperare.
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