Il cambiamento climatico raddoppia l’appuntamento con le allergie stagionali: non più solo primaverili ma, sempre più spesso, anche autunnali a causa della rifioritrura di varie piante proprio per l’anomalo clima caldo. Un fenomeno che colpisce sempre più italiani e che fra i bambini porta ad una preoccupante concomitanza tra insorgenza di allergie in Autunno e il rientro a scuola che facilita la circolazione di virus. A fotografare la situazione è il presidente dell’Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (Aaiito), Lorenzo Cecchi, dal Congresso nazionale in corso a Napoli. “Il riscaldamento globale e l’inquinamento atmosferico – spiega Cecchi – stanno allungando e alterando la stagione pollinica aumentandone durata e intensità, con conseguente aumento dei casi di allergie respiratorie. Il sistema sanitario deve dunque essere pronto a gestire questi cambiamenti, promuovendo una maggiore consapevolezza tra i pazienti e garantendo un accesso omogeneo alle cure in tutto il territorio nazionale”.
Soprattutto nei bambini, le allergie autunnali vanno a sovrapporsi alle infezioni virali legate al rientro a scuola, creando, sottolinea l’esperto, “quadri in cui è difficile distinguere il tipo di patologia”. In Italia, circa 12 milioni di persone soffrono di allergie respiratorie e si prevede che, entro il 2050, oltre il 50% della popolazione mondiale sarà colpita da allergie. Altra questione sotto i riflettori del congresso è la transizione dall’infanzia all’età adulta, che rappresenta una fase critica. Il passaggio dall’assistenza pediatrica a quella per adulti, infatti, “rappresenta un momento delicato per i pazienti con malattie allergiche croniche, come l’asma e la dermatite atopica. Si stima che circa il 2,5% dei bambini soffra di asma grave e, senza un’adeguata continuità terapeutica, il rischio di complicanze aumenta considerevolmente. La transizione tra le cure pediatriche e quelle per adulti è una fase delicata – afferma Cecchi – perchè molti adolescenti smettono di seguire le terapie, con gravi conseguenze sulla gestione delle loro malattie croniche. Assicurare una continuità terapeutica è fondamentale per evitare complicanze”. Gli esperti si sono inoltre confrontai sul legame tra allergie e differenze biologiche tra maschi e femmine. Le differenze genetiche, ormonali e cromosomiche tra maschi e femmine influenzano infatti significativamente il sistema immunitario. In particolare, il cromosoma X, che contiene numerosi geni coinvolti nella regolazione immunitaria, svolge un ruolo cruciale. Nelle donne, la presenza di due cromosomi X, conclude Cecchi, “comporta una maggiore predisposizione a malattie autoimmuni e allergiche, mentre negli uomini la presenza di un solo cromosoma X sembra avere un effetto protettivo”.
(foto freepik)