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“I Cpr di Bari e Brindisi inefficaci e ingovernabili”, la denuncia

I dati di ActionAid e Unibari: crescono tempi di detenzione, manutenzioni straordinarie ma calano i rimpatri.

Pubblicato da: redazione | Ven, 25 Ottobre 2024 - 09:11

Nel periodo 2018-2023, il Cpr di Bari ha registrato una media di 50 presenze giornaliere e di 679 ingressi annuali, 599 nel 2023. Con Caltanissetta, Roma e Torino, il Cpr di Bari è tra le strutture che hanno trattenuto il 67% delle oltre 50mila persone transitate nei centri detentivi italiani tra 2014 e 2023: 5730 detenuti in totale, l’11% degli ingressi a livello nazionale. Il tempo di permanenza medio tra 2018 e 2023 è stato di 33,3 giorni (più basso della media nazionale), ma diventano 40 nel 2023. La percentuale di ingressi dal carcere (19,1%) è superiore di oltre tre punti percentuali rispetto alla media nazionale nel periodo 2018-2023 e ancor maggiore quella del 2023 pari al 23%. Anche l’incidenza dei richiedenti asilo (22,9%) è leggermente più alta della media nazionale tra 2018 e 2023, ma nell’ultimo anno raggiunge ben il 36%. La percentuale di rimpatri eseguiti dal Cpr di Bari è del 38,2%, più bassa di oltre nove punti percentuali della media nazionale del periodo e nel 2023 raggiunge solo il 16%. Più alta invece la percentuale di uscite per provvedimento dell’autorità giudiziaria, che rappresentano il 30% degli ingressi tra 2018 e 2023 e ben il 37% nell’ultimo anno. Lo rivelano i dati di ActionAid e UniBari.

Nello stesso periodo, il Cpr di Brindisi ha registrato una media di 33 presenze giornaliere e di 241 ingressi annuali, ma solo 91 nel 2023. I posti effettivamente disponibili nella struttura brindisina nell’ultimo biennio (2022-2023) sono solo 14, il dato più basso a livello nazionale. Vi fanno ingresso molti detenuti: la percentuale di ingressi dal carcere (31,8%) è significativamente più alta rispetto alla media nazionale. Il tempo di permanenza medio è stato di 52 giorni (molto al di sopra del dato nazionale)
e l’incidenza dei rimpatri pari al 49%. Il Cpr di Brindisi di fatto funziona come una propaggine del carcere. Il dato si spiega forse con la configurazione materiale del centro, che, posto all’interno di un complesso polifunzionale circondato da alte mura e presidiato militarmente, situato in aperta campagna, potrebbe renderlo agli occhi del Ministero dell’Interno una struttura idonea ad ospitare ex detenuti. La presenza dei richiedenti asilo (22,5%) è invece in linea con il dato nazionale, ma si alza sensibilmente nel 2023 quando è pari al 26% degli ingressi. Significativamente più alta la percentuale di uscite per decorrenza dei termini di trattenimento, che raggiunge il 20% degli ingressi nel periodo.

“Il dato sulle persone tradotte dal carcere unito al tempo di permanenza medio e all’alta percentuale di uscite per decorrenza termini mostrano come le persone in uscita dalle carceri sono tuttavia più difficili da espellere e, di conseguenza, restano trattenuti più a lungo”, spiega Giuseppe Campesi dell’Università di Bari, tra i massimi esperti in Italia di detenzione amministrativa e rimpatri, “L’ulteriore periodo di trattenimento è dunque doppiamente afflittivo, poiché in gran parte ingiustificato alla luce della scarsa probabilità di eseguire un rimpatrio”.

Nel periodo 2018-2023, il Cpr di Bari ha avuto un pro-capite pro-die medio di 34,08€, leggermente superiore a quello nazionale (nel 2023, 38,21€). Nello stesso periodo il costo complessivo della struttura è stato di oltre otto milioni di euro, di cui il 28,4% per le sole spese di manutenzione straordinaria. Nel 2023 il Cpr di Bari è costato complessivamente oltre 2 milioni di euro, per un costo medio di un singolo posto pari a poco meno di 24 mila euro. Complice anche un aumento ingente dei costi di manutenzione straordinaria (che raggiunge il 37,8% del totale), negli ultimi due anni il Cpr è costato più del quadriennio precedente: oltre 4 milioni e 300 mila euro (a fronte di 4 milioni e 100mila euro spesi tra 2018 e 2021)

Nel periodo 2018-2023, il Cpr di Brindisi ha avuto un pro-capite pro-die medio di € 36,33, sopra la media nazionale (39,51€ nel 2023). Nello stesso periodo il costo complessivo della struttura è stato di oltre 10 milioni di euro, considerando tra 2018 e 2020 la gestione unitaria di Cpr e centro di accoglienza attiguo, e senza considerare i costi di manutenzione ordinaria, vista la comunanza degli impianti tra i due centri, per gli anni dal 2018 al 2022. Oltre il 24% di tale spesa è andata in costi di manutenzione straordinaria. Nel 2023 il Cpr di Brindisi è costato complessivamente 800mila euro. Nel corso degli ultimi due anni, il costo medio di un posto supera i 71.500 euro (nel 2022 quasi 86mila euro, più di 57mila nel 2023). Un dato quest’ultimo, ben al di sopra della media nazionale da mettere in relazione con l’esiguo numero di posti disponibili nella struttura nei due anni considerati.

“Le elevate spese di manutenzione straordinaria registrate per le strutture pugliesi sono un chiaro indicatore, assieme alla continua oscillazione della capienza effettiva del Cpr di Bari e i pochi posti disponibili nel Cpr di Brindisi, dell’invivibilità di questi luoghi, sottoposti a continui danneggiamenti e a sistematiche ristrutturazioni straordinarie – spiegano da ActionAid –  L’analisi presentata impone nuove domande all’esecutivo e agli amministratori locali. Si auspica la chiusura di luoghi inumani e inutili e di porre fine a una politica, mai valutata realmente, che a livello nazionale porta al 10% dei risultati attesi”. (foto migranti Geo Barents)

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