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Infanzia Puglia: minori a rischio, ma servizi migliorano

Lo studio realizzato da Fondazione CESVI

Pubblicato da: redazione | Ven, 18 Ottobre 2024 - 14:56

Non è facile essere bambini nel sud Italia e la Puglia è una delle Regioni che presenta i maggiori rischi. È quanto emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia, realizzato da Fondazione CESVI e presentato questa mattina a Bari: al centro dell’incontro la situazione della Regione Puglia, con interventi che, a partire dall’analisi dei bisogni del territorio, hanno evidenziato la necessità di potenziare i servizi a tutela dell’infanzia, attraverso un modello integrato che prevenga e contrasti il fenomeno del maltrattamento sui minori. Nel corso dell’evento, organizzato in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II, partner storico per CESVI a Bari, e il Garante dei diritti del minore della Regione Puglia, ospitato nella Sala Consiliare della Regione Puglia , sono intervenuti – nell’ordine: Stefano Piziali, Direttore Generale di CESVI; Orazio Nobile, Direttore Fondazione Giovanni Paolo II e Presidente ACSEMI; Ludovico Abbaticchio, Garante dei diritti del minore; Loredana Capone, Presidente del Consiglio Regionale e Caterina Balenzano, dell’Università degli Studi di Bari; Valentina Romano, Direttore del Dipartimento Welfare della Regione Puglia; Vito Montanaro, Direttore del Dipartimento Salute della Regione Puglia; oltre ai Presidenti dei Tribunali per i minorenni della regione.

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Fondazione CESVI ha presentato, in particolare, un approfondimento sulla situazione pugliese: il report stila una graduatoria delle Regioni italiane in relazione alla prevenzione e alla risposta al maltrattamento all’infanzia e per la Puglia emergono alcuni dati promettenti. La Regione, infatti, pur risultando tra le realtà italiane in cui i minori sono sottoposti a maggiori rischi (al terzultimo posto seguita da Campania e Sicilia), è contemporaneamente una delle Regioni dove sono evidenti gli sforzi in termini di creazione di reti interistituzionali che mettono in collegamento i servizi di protezione e tutela per migliorarne l’efficacia.
La Puglia è dunque una Regione a “elevata potenzialità” nel contrastare il fenomeno del maltrattamento in Italia, ossia un territorio dove i servizi offerti alle famiglie risultano importanti.

In riferimento all’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia in Italia di CESVI, il Garante dei Minori di Puglia, Ludovico Abbaticchio, dichiara: «Il maltrattamento infantile può portare spesso conseguenze devastanti, sia sul piano fisico che su quello psicologico ed emotivo, tanto per i bambini, quanto per gli adolescenti. Sotto la lente di ingrandimento finisce non solo la vittima, ma anche l’autore della violenza. La violenza nei confronti dei minori spesso viene minimizzata a livello istituzionale e massmediatico. Se si caratterizza a livello familiare, corre il rischio di sembrare invisibile – continua Abbaticchio – Le istituzioni, che nel Mezzogiorno pagano un dazio pesante a livello di impegno e di ritardo, anche se la Puglia ha fatto numerosi passi in avanti, hanno il dovere di anticipare le ricadute e di prevenire l’insorgenza di un fenomeno proteiforme.».

«Nel caso della Puglia abbiamo rilevato un miglioramento progressivo fino al 2019, ma dal primo anno della pandemia la situazione è peggiorata, vedendo un aumento dei fattori di rischio. In contemporanea, tuttavia, si sono evidenziati alcuni miglioramenti nei servizi offerti, che rendono la Regione con un potenziale molto alto sul tema del contrasto al fenomeno», spiega Stefano Piziali, Direttore Generale di Fondazione CESVI, che, alla luce del quadro emerso dal documento, ha realizzato un approfondimento specifico sulla Regione Puglia, in modo da rendere i progetti dell’organizzazione sul territorio sempre più attinenti alle specifiche necessità. «In questo quadro, la collaborazione con le Istituzioni e con la rete territoriale è fondamentale. Per questo, ringraziamo la Regione Puglia e il Garante dei diritti del minore per l’impegno nel trovare insieme strategie efficaci per rispondere alle esigenze dei minori e delle loro famiglie».

Tendenza che viene confermata anche dalla ricerca “Dalle criticità della rete alle raccomandazioni per un modello integrato”, commissionata all’Università di Bari all’interno del progetto “TenerAmente” di CESVI, in partenariato con la Fondazione Giovanni Paolo II. Il progetto è stato selezionato e finanziato dall’Impresa Sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, dedicato ai bambini dai 0 ai 6 anni e mirato a promuovere il benessere dei minori e delle famiglie vulnerabili.

La ricerca analizza nello specifico il funzionamento reale e possibile della rete di prevenzione, protezione e presa in carico nel contesto della città metropolitana di Bari. «Bari rappresenta un esempio virtuoso: negli ultimi anni, la città ha fatto grandi passi avanti nella prevenzione e nella cura dei minori. – ha sottolineato Caterina Balenzano dell’Università di Bari – Ciò è stato possibile grazie a un lavoro sinergico, che ha portato a un modello interdisciplinare di presa in carico e supporto dei minori a rischio».

Dalla ricerca, inoltre, emerge che a Bari cinque équipe socio-educative del Comune, il Segretariato Sociale e il Servizio di Pronto Intervento Sociale (PIS) operano congiuntamente per assicurare un percorso operativo tra la segnalazione del rischio di maltrattamento fino alla presa in carico e cura del minore. Altrettanto significativa è la funzione del Pronto Intervento Minori (PIM), un’unità interistituzionale nata nell’ambito del protocollo d’intesa tra l’assessorato al Welfare e la Procura presso il Tribunale per i minorenni.

«Siamo consapevoli della complessità nel costruire reti, della necessità che siano capillari e che abbiano legami solidi, per proteggere al meglio le persone e i minori vulnerabili o vittime di violenza – dichiara Orazio Nobile, Direttore Fondazione Giovanni Paolo II e Presidente ACSEMI – Per questo è necessario valorizzare al massimo il network dei servizi esistenti, creando un sistema di prossimità in grado di intercettare precocemente i segnali di maltrattamento e consentendo quindi un intervento tempestivo».

CESVI opera nella Regione Puglia dal 2018, in stretta sinergia con la rete territoriale, realizzando progetti a supporto della genitorialità e dei minori. In particolare, interviene con il Programma Case del Sorriso nell’ambito del quale ha aperto una struttura dedicata a minori e famiglie nel 2022, nella quale porta avanti progettualità a sostegno della comunità del quartiere San Paolo, in collaborazione con il partner locale Fondazione Giovanni Paolo II.

LA SITUAZIONE IN PUGLIA. Dall’Indice regionale sul maltrattamento e la cura all’infanzia di CESVI emerge che la Puglia, in relazione alla capacità di cura dei minori, si trova alla diciottesima posizione per i fattori di rischio, che includono far parte di una famiglia monogenitoriale e la difficoltà di accedere a servizi per il sostegno della genitorialità. In entrambi, la Regione ha registrato un peggioramento dall’ultima rilevazione: il numero di famiglie monogenitoriali è rimasto stabile fino al 2021, ma successivamente si è verificato un aumento: nell’ultimo biennio le famiglie monogenitoriali in Puglia sono 176mila e, di queste, 146mila sono nuclei a carico delle sole madri[1].

«La mono genitorialità può rappresentare un fattore di rischio per i minori a partire dalle condizioni economiche della famiglia. – aggiunge Piziali – In Italia il 25%[2] delle famiglie monogenitoriali con almeno un figlio ha difficoltà ad arrivare a fine mese e la situazione in Puglia è particolarmente critica».

In relazione alla salute, la Puglia si posiziona bene per alcuni servizi per l’infanzia, come il numero di pediatri per bambini under 15 (è la seconda Regione in Italia), ma permangono problematiche per la salute dei minori. Un primo dato allarmante riguarda l’obesità infantile: nel 2022, il 31,6% dei bambini era in sovrappeso, con un peggioramento costante dal 2016. Anche rispetto alla salute mentale degli adulti, fondamentale per il benessere psicologico dei minori, la Puglia rimane nelle ultime posizioni (14° posizione dell’Indice), con un peggioramento causato dall’impatto della pandemia.

MINORI VULNERABILI. In Puglia si registra, inoltre, una criticità in relazione ai minori senza il supporto di un nucleo familiare. Nel 2022, su 1.959 minorenni accolti in strutture residenziali, solo 817 erano in affidamento familiare, con appena 1,2 ragazzi su 1000 affidati a una famiglia. La distribuzione dei minori accolti per fascia d’età mostra una prevalenza tra gli 11 e i 14 anni (30,4%) e tra i 15 e i 17 anni (28,7%). Oltre il 70% degli affidi è disposto con provvedimento giudiziale, ma mancano i servizi per prendersi cura dei minori: più del 60% delle ATS, infatti, non dispone di un centro dedicato all’affidamento familiare. Inoltre, la condizione di vulnerabilità di molti minori è aggravata da disabilità o disturbi psichici, fisici o socioculturali, che colpiscono il 12,6% dei minorenni in affidamento familiare. Un quadro preoccupante, che si ripercuote sulla crescita e il benessere sociale dei minori, con ricadute sulla loro vita da giovani adulti: nel 2023, il 12,8% dei minori ha abbandonato prematuramente gli studi e il 22,2% si trova nella categoria dei NEET, ossia giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi formativi[3].

POTENZIARE LE RETI TERRITORIALI PER INTERVENTI INTEGRATI DI CONTRASTO DEL MALTRATTAMENTO.
LA CASA DEL SORRISO DI BARI. Inaugurata nel 2022, la Casa del Sorriso di CESVI è uno spazio multifunzionale dove le bambine e bambine e le loro famiglie trovano sostegno psicologico, ascolto e orientamento, programmi di supporto alla genitorialità, proposte sportive, ludiche e di contrasto alla povertà educativa. L’organizzazione vi opera in sinergia con la Fondazione Giovanni Paolo II Onlus «Nel primo semestre dell’anno la Casa del Sorriso ha coinvolto circa 700 persone, soprattutto bambini e giovani, ma anche molti genitori in situazioni di fragilità, che hanno trovato uno spazio sicuro di ascolto e partecipazione da cui ripartire» – ha concluso Piziali.

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