Sono sul piede di guerra i commercianti contro l’ordinanza del sindaco Vito Leccese per contrastare la mala movida. E c’è chi è pronto anche ad impugnarla al Tar. “Credo – ha spiegato Gianni del Mastro dell’Unione ristoratori Puglia – ci sia un problema di legittimità rispetto alla libertà di impresa. Il pub per la sua natura prevede anche l’aggregazione all’esterno, valuteremo anche con i legali se questa ordinanza è legittima».
Per Del Mastro c’è un «errore anche dal punto di vista sociale e politico». «Chi ha aperto lo ha fatto con la consapevolezza di poter lavorare – prosegue – ora queste restrizioni potrebbero portare ad un danno economico rilevante. Non so se quegli orari siano compatibili con la sopravvivenza di un locale, i giovani oggi escono per le 23 non di certo prima». E conclude: «Dobbiamo chiederci che città vogliamo che Bari diventi. Dobbiamo finirla con provvedimenti emergenziali, sederci attorno ad un tavolo e capire che strada vogliamo percorrere. Perché così facendo si rischia di spegnerla questa città dal punto di vista commerciale e culturale, come già sta avvenendo. Sarà una città comunque meno attrattiva per i giovani e per i turisti. Noi commercianti – conclude – siamo una risorsa, prima di fare un provvedimento mettiamoci insieme per capire cosa fare, come andare avanti. Questa ordinanza è inaccettabile».
I residenti attendono invece i primi risultati. “Rileviamo – spiega Mauro Gargano del comitato di salvaguardia zona umbertina – che il provvedimento adottato è finalizzato a riportare legalità e vivibilità e a contrastare il fenomeno del grave inquinamento acustico, come richiesto da più parti, e le relative misure, contestualizzate alla particolare situazione dell’Umbertino, sono coerenti con dette finalità. In altre parole il provvedimento va nella direzione auspicata, anche se servirebbero ulteriori provvedimenti coordinati tra loro, che oltre a interessarsi degli effetti intervengano sulle cause del disastro (annunciato). Lo stesso provvedimento è stato adottato dopo aver consultato le varie anime dell’ambito territoriale (e di questo siamo grati alla nuova amministrazione) recependo le indicazioni che venivano espresse. Tant’è che, contrariamente a quanto sembra asserirsi da qualcuno, il provvedimento è articolato e non spara nel mucchio, ma differenzia le attività secondo le tipologie, le modalità di somministrazione e la disponibilità degli spazi interni ed esterni in concessione. Le situazione in loco è drammatica, lo sappiamo tutti e bisognava intervenire”.