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Affitti brevi e ancora “sconosciuti”, la Puglia è undicesima

A rilento il processo di richiesta del Codice Identificativo Nazionale

Pubblicato da: redazione | Lun, 30 Settembre 2024 - 18:30
Turisti

Procede a rilento e a ritmo assai variabile tra le diverse regioni il processo di richiesta del Codice Identificativo Nazionale (Cin), un codice con cui tutte le strutture ricettive turistiche e gli immobili destinati a locazioni brevi per finalità turistiche devono essere identificati per la promozione e la pubblicità dell’offerta di ospitalità. Secondo i dati del ministero del Turismo, ad oggi, su 500.684 strutture registrate in Italia sono 170.710 i Cin rilasciati corrispondenti al 34,10% del totale. Una percentuale ancora bassa, nonostante l’obbligo imminente e le sanzioni previste, e inoltre la situazione è davvero variegata tra le regioni e non si parla, come spesso accade, di Nord “virtuoso” e di Sud più “lento”. Anzi la capolista della Cin è la Basilicata con ben il 59,92% di richieste seguita da Lombardia (43,78%), Molise (40.09%) e Calabria (36,98%) mentre il fanalino di coda è il Friuli Venezia Giulia con solo il 13,10% di Cin. Subito prima, sul fondo classifica anche Valle d’Aosta (25,54%), Marche e Liguria (28,87%) e Trentino Alto Adige (31,34%). Nei piani alti e quindi più Cin richiesti e rilasciati invece si trovano Sardegna (36,90%), Lazio (36,38%) e Campania (35,95%). Alla luce di questa situazione, Giambattista Scivoletto, founder di Bed-and-Breakfast.it operatore italiano nel settore delle piattaforme di viaggio, fa un appello urgente: “È fondamentale che tutte le strutture ricettive siano informate dell’obbligo di richiedere il Cin e lo facciano quanto prima.

I rischi di non conformità sono altissimi, e la mancanza del codice potrebbe comportare gravi perdite economiche e la sospensione dalle piattaforme di prenotazione online. Invitiamo tutti a non aspettare l’ultimo momento per adeguarsi a questa normativa fondamentale”. Secondo Bed-and-Breakfast.it anche se le richieste dovessero raddoppiare o triplicare nei prossimi due mesi, con l’attuale tasso di adesione, più della metà delle strutture rischia di non essere in regola entro la scadenza prevista, con conseguente sospensione dalle piattaforme online. “Il sito del ministero dovrebbe chiarire che non è possibile registrare una nuova struttura direttamente nella Banca Dati Nazionale per ottenere il Cin – spiega ancora Scivoletto – e attualmente, infatti, proprietari e host devono seguire un processo in due fasi: prima registrare la struttura nella banca dati regionale ottenendo un Codice Identificativo Regionale (Cir), poi richiedere il Cin tramite il portale ministeriale utilizzando il Cir ottenuto.

Una procedura non immediatamente chiara dalla lettura dell’art. 13-ter del D.L. 145/2023 che può risultare complessa e rappresentare un ulteriore ostacolo burocratico, specialmente per i piccoli proprietari o per chi si affaccia per la prima volta al mercato”. Di seguito la classifica delle regioni con la percentuale di Cin rilasciati rispetto al numero di strutture registrate: Basilicata: 59,92% Lombardia: 43,78% Molise: 40,09% Calabria: 36,98% Sardegna: 36,90% Lazio: 36,38% Campania: 35,95% Sicilia: 35,73% Umbria: 35,62% Emilia Romagna: 35,20% Puglia: 34,76% Abruzzo: 34,18% Toscana: 34,18% Piemonte: 33,44% Veneto: 31,99% Trentino Alto Adige: 31,34% Marche: 28,87% Liguria: 28,87% Valle d’Aosta: 25,54% Friuli Venezia Giulia: 13,10%

Fonte: ministero del Turismo (https://bdsr.ministeroturismo.gov.it/mappa-italia) aggiornato al 25/09/2024

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