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Bari, sfratti a parco Gentile: “Non chiamatelo social housing” – VIDEO

Questa mattina il sit in di protesta nel corso dell'accesso esecutivo dello sfratto per una delle sessanta famiglie

Pubblicato da: Francesca Emilio | Mer, 25 Settembre 2024 - 16:38

Resta ancora in sospeso la condizione dei residenti nel Bari social housing di parco Gentile a Torricella, nel Municipio 5. Questa mattina, alle 9.30 in punto, così come notificato in precedenza, l’ufficiale giudiziario, accompagnato anche da assistenti sociali, si è presentato alla porta di una delle sessanta famiglie coinvolte per l’accesso esecutivo dello sfratto oltre che per notificare ulteriori avvisi ad altre famiglie con la stessa motivazione: “morosità”.

Antonio, questo il nome del padre di famiglia che questa mattina ha aspettato al fianco della moglie, la “sentenza” arrivata solo intorno all’ora di pranzo: fuori o dentro, non in un’altra casa, bensì in una comunità in attesa di una soluzione abitativa capace di ospitare le quattro persone che compongono il nucleo, tra cui un minore con disabilità. Lo sfratto esecutivo non è poi di fatto avvenuto, sia, hanno sottolineato gli attivisti presenti sul posto nel corso del sit-in, “per mancanza di volanti supplettive” utili “per esercitare lo sfratto di forza”, sia, hanno evidenziato gli avvocati presenti sul posto per l’assenza dell’ordinanza sindacale predisposta a rendere esecutivo l’atto. Così, alla famiglia, è stato concesso ulteriore tempo anche in seguito al rifiuto di Antonio relativo alla sistemazione temporanea in comunità.  Ma il tutto è stato solo rimandato e ha una data precisa: il 23 ottobre. In quella giornata non ci saranno più possibilità di proroghe per la famiglia di Antonio.

Nel frattempo sono tante le famiglie appese a un filo che con il passare del tempo si sono ritrovate a dover pagare canoni più alti rispetto a quelli previsti al principio nell’ambito di un progetto, quello del “social housing”, nato, secondo quanto dichiarato nel 2019, per agevolare le famiglie in difficoltà. Tra di loro ci sono anche Maria, che non rischia lo sfratto, ma vive una vita di stenti perché per via degli aumenti, il caro vita e i costi relativi alle spese per le figlie con disabilità “arriva a malapena a fine mese” e ci sono poi Grazia e Annalisa che non riescono a pagare il canone e per questo dovranno lasciare la casa in cui vivono ormai da quattro anni nei prossimi giorni. “Con che coraggio lo chiamano social housing”, evidenziano senza nascondere la preoccupazione nella testimonianza che hanno rilasciato (video in basso).

 

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