La scuola è iniziata a pieno ritmo, ma non per tutti. A mancare, in molti istituti di ogni ordine e grado, sono gli insegnanti di sostegno. E’ una novità? Assolutamente no. Tra amarezza e sconforto le famiglie non possono molto e aspettano che la situazione si normalizzi. “Il primo giorno di scuola ho riportato mia figlia a casa – racconta una mamma. La preside mi ha detto che l’insegnante di sostegno non c’è ancora e che al più presto sarebbe stata assegnata”. Insomma niente scuola per Eleonora, nome di fantasia, e sicuramente neanche per i tanti Francesco, Giovanni, Elisabetta. Niente scuola per chi, ha disabilità, perché la scuola, di fatto, non è per tutti. “Ogni anno – tuonano i genitori delle tante associazioni del territorio – ci sono problemi. Ed è presto spiegato: gli insegnanti di sostegno non sono sufficienti. Non solo: appena hanno la possibilità passano “a cattedra” che nel gergo significa che attendono l’insegnamento di ruolo. Un grande problema per i nostri ragazzi che hanno bisogno di continuità. Invece, ogni anno, si ritrovano in classe con una docente nuova”.
In Puglia – “Nella scuola pugliese che è appena cominciata, dunque, più di 1 docente su 5, il 21,30%, è precario con un’incidenza particolare tra i docenti di sostegno. Nella platea dei precari pugliesi, infatti, 3 su 4 occupano un posto di sostegno. La precarietà, come abbiamo ampiamente rappresentato nelle settimane scorse e negli anni precedenti, incide maggiormente proprio su quel segmento della scuola pugliese nella quale ci vorrebbe più stabilità e continuità dei docenti, ovvero il sostegno” scrive la Flc Cgil. “I posti di sostegno utili per le supplenze – ricorda – aumenteranno nel corso dell’anno, per via delle prossime autorizzazioni di ulteriori posti in deroga e che questo sarà il primo anno (da almeno 7/8) in cui il numero di docenti supplenti supererà, anche in modo consistente, il numero dei docenti a tempo indeterminato di sostegno. Se non si interverrà rapidamente sulla trasformazione in organico di diritto, come chiediamo da tempo, delle cattedre di sostegno la continuità didattica per gli alunni con disabilità e la stabilità lavorativa dei docenti precari rimarrà una chimera difficile da raggiungere, nonostante le dichiarazioni del ministro dell’istruzione”. A questo si aggiungono “le centinaia di docenti abilitati e specializzati su sostegno (inseriti nelle prime fasce delle GPS) e migliaia di idonei delle procedure concorsuali del 2020 e del 2023 sono privi di incarico e non ricevono alcuna credibile prospettiva di valorizzazione della loro posizione nell’attuale sistema di reclutamento”.
Indire – Il Governo ha annunciato l’avvio dei Corsi Indire. Si tratta di corsi che partiranno a breve, nelle prossime settimane, e che consentiranno la specializzazione dei docenti che possano vantare almeno tre anni di servizio. Il doppio canale di specializzazione sul sostegno è stato però fortemente criticato. Questo intervento “d’emergenza” sul sostegno, che qualcuno accusa di essere un Tfa semplificato, secondo il ministro è necessario per ridurre il precariato nelle scuole. Infatti i dati raccontano che la maggior parte dei precari nella scuola sono nel sostegno. Nel 2023-2024, su un totale di 160.000 docenti precari, ben 108.885, quasi 109.000, sono insegnanti di sostegno. E’ il risultato dell’aumento del numero dei giovani con disabilità. Una tendenza che, combinata con l’incapacità delle università di specializzare un numero adeguato di insegnanti di sostegno, ha prodotto il disastro attuale. Il ministero vuole quindi essere certo che vengano immessi in ruolo solo docenti specializzati. In caso contrario, verrebbe meno la garanzia della massima qualità dell’insegnamento per i giovani con disabilità. Con questa che il ministero definisce una rivoluzione, si riusciranno a specializzare, nel corso del 2025, 85.000 docenti precari senza specializzazione, purché dispongano di almeno tre anni di attività sul sostegno alle spalle. Solo così sarà possibile trasformare i posti in organico di fatto in posti in organico di diritto. Al momento cosa impossibile, considerata la mancanza di un numero adeguato di specializzazioni.
L’obiezione di molte famiglie, però, sta proprio nei tempi di permanenza degli insegnanti di sostegno che – a detta loro – non dovrebbero utilizzare la cattedra di sostegno per passare puoi alla docenza. “I nostri primi nemici in questa battaglia che ha solo lo scopo di dare eguali diritti ai nostri bambini – tuonano – viene proprio dai sindacati che ritengono che sia necessario lasciare liberi i docenti di scegliere. Non si comprende il grave danno che, questa continua instabilità, questi cambiamenti e queste assenze, genera nei nostri piccoli. La scuola deve offrire uguale dignità a tutti e deve farlo fornendo strumenti idonei. I nostri bambini non sono studenti di serie B e mi sembra che, tra ritardi e false partenza, lo spirito non sia questo”.