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Nubifragio a Brindisi, ora la conta dei danni

E’ Coldiretti Puglia a tracciare un primo bilancio della violenta ondata di maltempo

Pubblicato da: redazione | Mer, 18 Settembre 2024 - 17:58

Si contano i danni in provincia di Brindisi dopo il violento nubifragio che ha colpito la zona sud allagando campi e masserie, con le bombe d’acqua che si sono abbattuti su uliveti e vigneti di uva da vino, ma anche su pomodori e meloni e gli ultimi ortaggi estivi, ma ha anche spazzato via i nuovi trapianti di verdure e ortaggi autunno vernini. E’ Coldiretti Puglia a tracciare un primo bilancio della violenta ondata di maltempo che ha colpito centri abitati e campagne ad Erchie, Torre Santa Susanna, Mesagne, San Pancrazio Salentino, dove sono già state attivate le verifiche tecniche per poter chiedere alla Regione di avviare i rilievi per poter richiedere lo stato di calamità. Il violento nubifragio si va ad aggiungere ai 121 eventi estremi che si sono abbattuti sulla Puglia nel 2024, di cui 20 solo in questi primi giorni di settembre, con tornado, grandinate, tempeste di vento e nubifragi improvvisi e violenti, che si abbattono su un territorio fragile – denuncia Coldiretti Puglia – dove l’89% del suolo è a rischio idrogeologico, ma è stata la siccità che già dall’inverno ha creato le condizioni critiche per dichiarare lo stato di calamità.

Con 36 tornado, 25 grandinate violente, 28 nubifragi e 28 bufere di vento, oltre a 5  tempeste di fulmini, siamo di fronte ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione che – sottolinea la Coldiretti Puglia – che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi, ma solo il 2,6% della superficie agricola risulta assicurata in Puglia. Sono 230 su 257 i comuni pugliesi a rischio di dissesto idrogeologico e a pagarne i costi – segnala Coldiretti Puglia – oltre ai cittadini residenti soprattutto nelle aree rurali, sono proprio le 11.692 imprese che operano su quei territori. Il rischio idrogeologico, con differente pericolosità idraulica e geomorfologica, riguarda – rileva Coldiretti Puglia – il 100% dei comuni della BAT, il 95% dei territori di Brindisi e Foggia, il 90% dei comuni della provincia di Bari e l’81% dei comuni leccesi e sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni.

Occorre poi ridurre il consumo di terreno fertile con la immediata approvazione della legge sulla salvaguardia della destinazione agricola dei suoli, sostenuta dalla Coldiretti, con l’obiettivo del “saldo zero” di consumo del suolo naturale entro il 2050. Per razionalizzare gli interventi – continua la Coldiretti – è necessario un piano sperimentale per la valorizzazione dei beni pubblici prodotti in aree montane e marginali compresa la possibilità di riconoscere i crediti di carbonio ai produttori di tali aree. Ancora, è indispensabile la piena attuazione della legge di orientamento che consente alle pubbliche amministrazioni di stipulare convenzioni con gli agricoltori per lo svolgimento di attività funzionali “alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale. Parimenti, serve rilanciare, tramite sostegno all’acquisto de capi e delle strutture di ricovero necessarie, la zootecnia di montagna e delle aree interne, che permette a tali superfici di essere pascolate e mantenute.

Ciò rappresenta – rileva la Coldiretti Puglia– il giusto riconoscimento della capacità delle imprese agricole di svolgere azioni costanti di tutela del territorio anche attraverso l’introduzione di misure di sostegno fiscale per chi risiede nelle aree di montagna e per incentivare l’insediamento e la prosecuzione di attività economiche in particolare nel campo dei servizi agricoli, forestali, turistici e culturali. Per limitare gli effetti devastanti del maltempo occorre inoltre contrastare ogni forma di abusivismo che espone a fallimenti e frustrazioni ogni nuova politica di pianificazione territoriale e promuovere interventi di rigenerazione urbanistica a partire dal censimento degli immobili già realizzati nelle aree a rischio. Dal punto di vista ambientale serve poi avviare un piano per la riforestazione delle aree ad alto rischio con criteri adeguati alla vulnerabilità geologico-ambientale anche con risorse già destinate alle grandi opere di infrastrutturazione energetica e di mobilità.  Diventa qui strategica la semplificazione burocratica e degli impegni amministrativi per le imprese che operano nella aree interne, intervenendo sulla manutenzione del verde urbano per garantire la sicurezza anche nelle città – conclude Coldiretti – coinvolgendo direttamente le imprese agricole nelle iniziative di riqualificazione ambientale.

(Foto archivio)

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