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Assistenza sanitaria, a Bari “migliora la qualità”

Il report della Scuola Sant’Anna Pisa sulla ASL Bari

Pubblicato da: redazione | Mer, 18 Settembre 2024 - 10:12
Medici

Migliora l’assistenza domiciliare, buona l’integrazione ospedale-territorio, tuttavia resta alto il tasso di accesso ai pronto soccorso: sono alcuni dei dati di performance dell’Asl Bari misurati dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e analizzati ieri durante un incontro con il collegio di direzione della Asl Bari. L’azienda sanitaria anche nel 2023 conferma la tendenza al miglioramento della performance registrata già nel 2022. L’istituto universitario elabora annualmente il sistema di valutazione delle performance dei sistemi sanitari regionali, una metodologia che ad oggi conta su 493 indicatori attraverso i quali vengono monitorate le attività sanitarie di 11 Regioni, tra cui la Puglia, più le Province autonome di Trento e Bolzano. “Il sistema di valutazione della Scuola Sant’Anna – ha commentato il direttore generale facente funzioni Luigi Fruscio – ci fornisce una istantanea oggettiva e indipendente del lavoro svolto quotidianamente dai professionisti della nostra azienda sanitaria, in tutte le sue articolazioni.

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E’ dunque un ottimo strumento di misurazione e di analisi che segnala le aree in cui l’azienda fa bene e quelle in cui è necessario fare meglio, in un’ottica generale in cui ciascuna struttura, unità operativa o servizio è chiamato a impegnarsi per sfruttare ogni margine di efficacia ed efficienza”. Buone le performance sulla gestione dei pazienti dopo un ricovero per infarto del miocardio; contenuto il tasso di ospedalizzazioni (110,82 per 1.000 residenti, il più basso in Puglia). Si segnala anche una riduzione dei parti cesarei nelle primipare (da 27,7% a 23,8%) e un maggior ricorso al parto vaginale dopo precedente taglio cesareo (da 4,5% a 7,23%). In lieve aumento invece la percentuale di parti operativi. Per quanto riguarda il percorso oncologico, la fase di screening mostra ancora margini di incremento per l’estensione degli screening mammografico (74% contro una media regionale del 77,7%) e colorettale (38,14% a fronte di una media regionale del 32%).

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