“Non possiamo aspettare la perdita di una ulteriore vita umana perché si mettano in atto misure di salvaguardia idonee a garantire il diritto alla sicurezza degli operatori sanitari, così come previsto dalla legge”. Scrive così in una nota dall’ordine dei Medici di Bari, Filippo Anelli rivolgendosi in particolare al presidente della Regione Puglia, al Prefetto di Bari e al direttore generale della Asl Bari in seguito all’ennesima aggressione nei confronti di un operatore sanitario.
“Gli appelli, le denunce e le manifestazioni effettuate in passato dai medici per rivendicare questo diritto non sono stati sufficienti ad impedire la spirale di violenza che in questi giorni si registra nella nostra Regione” – si legge ancora nella lettera all’interno della quale è sottolineato che da tempo gli Ordini e i sindacati avevano proposto modelli e soluzioni con l’obiettivo di fronteggiare il fenomeno sull’intero territorio nazionale.
Secondo l’ordine dei medici è necessario e soprattutto urgente intervenire su “l”isolamento dei medici che operano nelle sedi di Continuità assistenziale e il controllo di sicurezza nel momento dell’accesso alle strutture sanitarie”, inoltre, si legge ancora nella nota, l’ordine propone “l’accorpamento dei medici di un ambito territoriale in un’unica sede dopo le ore 22,00, in modo tale che i professionisti possano effettuare gli accessi domiciliari non più da soli impedendo così di introdurre armi od oggetti atti a offendere nelle strutture sanitarie, considerando che la dottoressa Paola Labriola, a Bari, è stata uccisa con 57 coltellate nell’ambulatorio della ASL ove lavorava”, conclude la nota.