E’ di un gruppo di 17 docenti pugliesi, che sono stati imitati da altri in altre regioni, l’iniziativa del ricorso che qualche ora prima di Ferragosto ha indotto il Presidente del TAR Lazio a sospendere l’immissione in ruolo – già in corso da parte del Ministero – di ben 519 dirigenti scolastici da assumere prelevandoli dall’unica graduatoria concorsuale esistente, ossia quella della procedura riservata conclusasi poche settimane fa. Tale procedura fu indetta nel 2023 a seguito delle note vicende contenziose, durate anni e non ancora concluse sul piano giudiziario per la stragrande maggioranza degli interessati, riguardanti l’ultimo concorso svoltosi, ossia quello nazionale bandito nel lontano 2017.
“Non rifaremo certamente qui la storia delle complesse e contorte vicende che hanno caratterizzato i concorsi a DS – scrive in una nota Roberto Romito, Presidente regionale ANP Puglia – degli ultimi due decenni. Della recentissima sospensione ne stanno parlando diffusamente la stampa nazionale e i vari gruppi di interesse, con comunicati e valutazioni ad ampio spettro. I social e le chat dei DS e degli aspiranti tali, sono letteralmente impazzite da un paio di giorni, con un florilegio di commenti (e anche vituperi) di tutti i tipi. Presumiamo quindi che i termini generali della questione siano noti, e non ci torniamo sopra”.
“Né tantomeno ci arroghiamo il diritto di distribuire ragioni e torti, veri o presunti che siano, in merito al contenzioso in atto. Peraltro, la Puglia e i pugliesi c’entrano solo incidentalmente, in quanto *la nostra regione*, per motivi che sarebbe troppo lungo esporre qui ma che sono noti a chi segue le cose della scuola, *non è destinataria di neanche una delle 519 assunzioni previste a livello nazionale – continua Romito – Ci limitiamo ad osservare, in primo luogo, che qualora la sospensione della procedura assunzionale in atto fosse confermata, alle reggenze dirigenziali “fisiologiche” che si possono stimare in circa 300 (dovute a malattia o altre cause, a distacchi sindacali di DS oppure a comandi presso Università o enti di formazione, oppure ancora a DS impiegati in altre funzioni presso l’amministrazione centrale e/o periferica del Ministero, etc.) se ne aggiungerebbero altre 519, portando così all’11% la percentuale nazionale di scuole in reggenza nel prossimo anno scolastico. Quindi ben il 22 % delle scuole italiane avrebbe un dirigente a mezzo servizio: una situazione decisamente intollerabile. Con un po’ di buon senso (e molto senso dello Stato) auspichiamo quindi una rapida e positiva conclusione della vicenda che assicuri primariamente l’interesse delle famiglie e degli studenti a vedersi consegnata – in ogni territorio della Repubblica – una scuola completa di tutte le sue funzioni, in particolare di quella strategica della dirigenza”.