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Bari, ancora polemiche su ordinanza antidegrado: “Molte criticità”

La Giusta Causa, Michele Laforgia e l'assessore al Welfare, Francesca Bottalico in una nota: "Non è stata condivisa prima di essere approvata"

Pubblicato da: redazione | Sab, 10 Agosto 2024 - 15:04

Nonostante l’entusiasmo dei residenti suscita ancora polemiche l’ordinanza antidegrado pensata e approvata per arginare il fenomeno dello spaccio e del degrado in alcune piazze della città. Ancora una volta, a dire la propria, sono il movimento La Giusta Causa, Michele Laforgia e l’assessore al Welfare, Francesca Bottalico che hanno redatto una nota congiunta.

“Apprezziamo il tono e condividiamo gli auspici espressi dal segretario cittadino del Partito Democratico, ma dobbiamo ribadire che l’ordinanza sindacale dell’8 agosto scorso presenta, a nostro parere, diversi profili di criticità – evidenziano – in primo luogo, costituisce la manifestazione di un metodo di governo che, diversamente dai comuni e proclamati propositi, non prevede alcuna condivisione, neppure informativa, con le altre componenti della coalizione. Noi abbiamo appreso dell’ordinanza dal comunicato stampa del Comune, non essendo stata preventivamente informata neppure l’Assessora al Welfare, che pure è fra le destinatarie del provvedimento. Era già avvenuto con la recente nomina della vice sindaca della Città Metropolitana e la recentissima delibera di adeguamento del compenso del Direttore Generale, come avevamo segnalato, inascoltati. Ne parlavamo nella stanza del Sindaco proprio mentre veniva emanata l’ordinanza, senza che ce ne fosse fatto cenno, aggiungendo, per parte nostra, la necessità di riprendere il lavoro sul programma comune, avviato dopo il primo turno elettorale e mai proseguito, né tantomeno concluso”.

“In secondo luogo – si legge ancora nella nota – l’ordinanza costituisce una inedita, duplice espressione di poteri extra ordinem, e non semplicemente “gestionali”, contemporaneamente esercitati dal Sindaco quale rappresentante della comunità locale ex art. 50, comma quinto, TUEL [“in relazione all’urgente necessità di interventi volti a superare situazioni di grave incuria o degrado del territorio, dell’ambiente e del patrimonio culturale o di pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana, con particolare riferimento alle esigenze di tutela della tranquillità e del riposo dei residenti, anche intervenendo in materia di orari di vendita, anche per asporto, e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche”], e come Ufficiale di Governo ai sensi dell’art. 54, comma quarto [“al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana”] e 4-bis stesso testo [onde “prevenire e contrastare le situazioni che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità, quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, la tratta di persone, l’accattonaggio con impiego di minori e disabili, ovvero riguardano fenomeni di abusivismo, quale l’illecita occupazione di spazi pubblici, o di violenza, anche legati all’abuso di alcool o all’uso di sostanze stupefacenti ”]. Un provvedimento del tutto eccezionale, dunque, che pure non risponde a una improvvisa emergenza, mirando esplicitamente a porre rimedio a condizioni di degrado risalenti nel tempo e da tempo presenti in quell’area (e non solo). Qualche dubbio ulteriore suscita il richiamo, nell’ordinanza, all’articolo 9 del D.L. n.
14/2017, convertito con modificazioni in Legge n. 48/2017, con il quale vengono vietate condotte che impediscano l’accessibilità e la fruizione delle infrastrutture destinate al trasporto pubblico, in particolare sancendo il divieto di stazionamento o di occupazione delle aree e degli spazi ivi previsti, e il conseguente allontanamento, laddove il provvedimento, tradendo la sua reale finalità, estende la sua operatività anche in zone che non possono essere considerate pertinenze delle predette infrastrutture”, evidenziano ancora.

“In disparte i dubbi sull’illegittimità amministrativa – proseguono – dovuti alla estensione del provvedimento e alla coesistenza nel medesimo atto di poteri, entrambi straordinari, riconducibili a due diverse autorità (comunale, per emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere locale; e statale, in relazione a gravi e documentati pericoli per l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana), non si comprende la ragione politica per la quale il Sindaco abbia inteso esordire nel suo mandato non già con un intervento dedicato alle analoghe e non meno pressanti emergenze presenti nelle declamate “periferie” – come più volte denunciato e constatato in campagna elettorale – bensì alla zona più centrale della città, ad uso e consumo dei residenti e dei commercianti di quella zona, e solo di quella, oltre che del più volte menzionato turismo. Naturalmente, nessuno dubita della necessità di garantire la tranquillità, la sicurezza e il decoro di tutto il territorio urbano, residenti e commercianti compresi; dubitiamo, semmai, della opportunità di iniziare ancora una volta dal centro (anche per la sostituzione dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti, come abbiamo appreso dalla stampa) e non dalle zone più trascurate e dai cittadini dei quartieri che da anni lamentano di essere stati dimenticati. Spaccio e consumo di stupefacenti, alcolismo, bivacchi, risse e aggressioni, purtroppo, non sono presenti solo in Piazza Umberto e nelle zone immediatamente limitrofe. Nel merito, il provvedimento ha ad oggetto, cumulativamente, questioni e problematiche molto diverse, che in larga parte, com’è ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica di riferimento, non sono risolvibili in chiave sanzionatoria e sicuritaria. Sorprende, peraltro, che il neo Sindaco abbia inserito in un provvedimento dichiaratamente e programmaticamente straordinario e temporaneo non solo gli immigrati irregolari, ma anche le persone senza fissa dimora – su cui pure l’amministrazione uscente ha fatto grandi ed encomiabili sforzi sul piano dell’assistenza e dell’integrazione – vietando la “realizzazione di giacigli di fortuna e l’accatastamento di beni” quali “coperte, cartoni e carrelli per il trasporto”, e punendo la violazione con una sanzione amministrativa di improbabile esigibilità. Non occorre particolare preveggenza per immaginare l’inefficacia di siffatti divieti e, nella migliore delle ipotesi, il semplice spostamento di giacigli di fortuna, masserizie e persone a pochi isolati di distanza, magari in zone ancora più degradate: così discriminando ancora una volta i gruppi socialmente ed economicamente più fragili. Non minori perplessità suscitano i presupposti evidenziati e i rimedi escogitati in relazione alla presunta, significativa concentrazione di persone afflitte da alcolismo, in assenza di risultanze istruttorie verificabili e trascurando la pervasività del medesimo fenomeno anche in altre zone della città, non solo periferiche, magari con minore visibilità di stranieri, ma con maggiore e non meno preoccupante presenza di giovani e giovanissimi”, evidenziano.

“Queste, in estrema sintesi – concludono – le ragioni del nostro motivato dissenso, già diffusamente espresse in un comunicato stampa dalla Giusta Causa. Si tratta, peraltro, di questioni che attengono direttamente alle assi portanti dei programmi presentati in campagna elettorale sui temi, centrali, del disagio sociale e della sicurezza urbana. Pronti a discuterne, con chiunque e in qualsiasi luogo, rivendicando il diritto e il dovere di esprimere le nostre opinioni sul governo della città indipendentemente dalle maggioranze e dalle contingenze politiche. Si chiama cittadinanza attiva, ed è il cuore della partecipazione democratica”.

Foto repertorio

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