“Quanto sto per raccontarvi è solo l’ultimo esempio di come vengono trattate le persone con disabilità nella ASL di Bari”. Comincia così la denuncia di una cittadina, referente di un’associazione che si occupa di disabili, che ha voluto affidare ai social la disavventura di un cittadino con sindrome di Down dimesso dall’ospedale San Paolo, a detta della stessa “senza alcun rispetto del protocollo specifico”, ma non solo.
“La persona che vedete nelle foto è un nostro carissimo amico con sindrome Down – racconta la cittadina allegando immagini molto forti – ha avuto delle complicazioni polmonari per cui era stato ricoverato. Ma all’ ospedale San Paolo di Bari lo stavano dimettendo mettendogli a disposizione soltanto l’autoambulanza per ritornare a casa, quando era evidente che necessitava delle dimissioni protette avendogli inserito la peg e non essendo più collaborativo. Grazie al nostro intervento come associazione, dopo diversi e ripetuti solleciti in direzione generale della ASL BA, oltre all’ autoambulanza è stato messo a disposizione anche il personale medico e paramedico per accompagnarlo a casa. Nonostante i nostri solleciti non avevano ancora fornito alla famiglia del paziente né di materiale sanitario e né OSS. Non solo, avevano mandato a casa il paziente lasciandogli inserito ancora l’ ago Midland pur non essendo più necessario e senza aver previsto chi glielo avrebbe potuto togliere a casa. Sempre grazie ai nostri solleciti, oggi dovrebbe recarsi un collaboratore a casa del paziente a togliere questo ago dimenticato inserito nella vena che conduce al cuore. Alla famiglia non hanno fornito ancora l’ aspiratore per i muchi, delegando il tutto al medico di famiglia che si è limitato a prescrivere la visita fisiatrica i cui tempi d’attesa non sono compatibili con lo stato grave in cui riversa il paziente con la sindrome di Down”, ha aggiunto.
“Ho voluto rendervi partecipi di questa storia – spiega ancora – affinché tutti sappiano che se dovesse esistere un protocollo per le dimissioni protette è evidente che non viene applicato. Eppure tutti parlano della presa in carico dall’ ospedale al territorio, dell’ umanizzazione delle cure, ecc ecc. Soltanto belle parole che non corrispondono ai fatti reali, vissuti sulla pelle dei cittadini più fragili. Non è normale che per ottenere un proprio diritto debba intervenire un’ associazione di volontariato, poiché dovrebbero esserci dei protocolli da applicare a tutti i pazienti che necessitano delle dimissioni protette, affinché non vengano dimessi per andare a morire, ma per ritornare a vivere seppur per poco ma con tutte le cure ed attenzioni che dovrebbero essere rivolte ad un essere umano. Noi non lasceremo solo il nostro amico e continueremo a sollecitare la ASL BA affinché gli venga riconosciuta un’adeguata e tempestiva assistenza socio-sanitaria”, conclude.
Foto Facebook