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Sport a Bari e il sogno infranto dalle periferie: “Impossibile”

Dai pochi spazi alle palestre in condizioni fatiscenti, la denuncia: "Così emergere è molto difficile"

Pubblicato da: Francesca Emilio | Sab, 27 Luglio 2024 - 14:52

Sognare di diventare grandi sportivi magari arrivando anche alle olimpiadi partendo dalla periferia di Bari? Per alcuni è “impossibile”. A raccontarlo sono mamme, papà, ma anche nonni, referenti di associazioni e gli stessi ragazzini che vivono quotidianamente all’ombra dei propri sogni sentendosi ripetere costantemente la frase “vuoi vivere di questo? Devi andare via da qui”.

Dai pochi spazi per lo sport al chiuso alle palestre, le poche accessibili, in condizioni fatiscenti e in attesa di lavori, sino alla necessità per le associazioni di gestire grandi numeri in spazi esigui tanto da non poter effettuare lavori mirati che permettano “il salto di categoria”, ma non solo, anche associazioni costrette, in alcuni casi, a dichiarare il sold out, mettendo letteralmente alla porta alcuni aspiranti atleti poi costretti a rivolgersi ad altre realtà. Sono solo alcune delle problematiche relative, in particolare, alle periferie della città. Passando dal Libertà, ma anche da San Pio (dove c’è solo un palazzetto per lo sport per un intero Municipio), sino a Carbonara, San pasquale, ma anche Japigia, San Paolo, la situazione non cambia.

“Purtroppo sognare di diventare calciatrici non è facile – racconta Sofia, 14enne barese – ci sono tantissime difficoltà qui a Bari. Emergere non è facile. Prima di tutto, anche se le associazioni che si occupano di calcio femminile stanno aumentando, c’è poco interesse a investire su di noi. Purtroppo c’è ancora questa idea che le donne debbano fare altri sport. Ma io non voglio fare altro che calcio. Poi ci sono tante difficoltà perché spesso i campi più vicini a me non sono disponibili e le società non tengono conto delle difficoltà economiche o anche della lontananza scegliendo posti più comodi per gli allenatori e per i dirigenti, ma non per noi atlete. I campi da calcio che ci sono a Bari sono pochi e la maggior parte sono anche piccoli. L’anno scorso è stata una stagione infernale, spero che in questa ci siano disponibilità in campi più vicini”, ha concluso. Parole a cui fanno eco quelle della nonna di Mariarita, un’altra ragazzina che sogna di fare la calciatrice e vive con i suoi nonni da quando ha perso la mamma. “Ci sono troppe difficoltà – spiega – pochi campi disponibili e noi costretti a dover portare lontano, anche fino a Trani, i nostri nipoti. L’età avanza, i problemi anche e da quando mio marito non può più guidare diventa difficile permettere alla nostra nipote di sognare. Siamo disposti a fare sacrifici, ma c’è bisogno di più spazi a Bari”, conclude.

Non solo calcio, i problemi riguardano anche gli sport indoor, tra questi pallavolo e basket. Tante le associazioni spesso costrette a dichiarare il sold out “mettendo alla porta” alcuni giovani atleti, ma anche associazioni costrette a giocare in palazzetti fatiscenti o a gestire gruppi numerosi. “Quest’anno peggio del solito – ha raccontato Manuela Magistro, della storica associazione Amatori Volley che opera su diverse zone della città, tra queste San Pasquale e Carbonara – a parte la solita palestra che ci hanno dato e ci teniamo anche se piove dentro, non ho ancora notizie dai licei ne dal Municipio. Mi chiedono informazioni, ma non posso darne. È abbastanza paradossale non poter programmare una stagione e non conoscere gli spazi a disposizione. Dovremmo saperlo già a giugno. Anche quest’anno, così come lo scorso anno, ho dovuto lasciare molta gente “a piedi”. Si va sempre peggio. L’anno scorso abbiamo finito la stagione al Fermi completamente al buio. Come si può pensare di poter fare il salto di categoria, è impossibile se le strutture sono messe così. Adesso attendo notizie per altre palestre. Certamente sarà dura, come sempre. Si spendono un sacco di soldi in scuole perché avere ore spezzettate significa avere 150 palloni fuori, tre defibrillatori, perché alcune scuole non ne sono dotate e significa inoltre pagare per intero il canone della città metropolitana. Non è giusto”, conclude evidenziando che ci sono realtà in condizioni ancora più difficili. Tra queste Japigia, in particolare le associazioni di pallavolo e basket che si allenano al Bellavista, rimaste senza palestra e anche quelle di San Pio, dove ancora non ci sono notizie in merito ai lavori del palazzetto, l’unico del territorio. Più vicino ci sarebbe solo il San Paolo, con situazioni analoghe e palestre “già” nelle mani di altre realtà, per cui non ci sarebbe spazio anche per i vicini del Municipio 5.

“Vorrei giocare a basket sul serio – ha raccontato Gianluca, un ragazzino – ma so che dovrò andare via da qui per poterlo fare. Già dove mi allenavo era impossibile. Eravamo troppi e non si lavorava bene, anche se mi trovavo davvero bene con la mia squadra ho dovuto fare una scelta e mi sono dovuto spostare. Se ci fossero stati più posti per lo sport al chiuso forse non sarebbe andata così. Mi rendo conto, così come mi hanno spiegato i miei genitori, che è un danno a noi ragazzini, ma anche alle associazioni, perché tanti a un certo punto vanno via e a loro non resta nulla”, ha concluso.

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