C’è chi deve aspettare quasi un anno e mezzo per un’ecografia programmabile e chi riesce, invece, a fare la stessa visita in 13 giorni. Per una visita cardiologica programmabile, in alcune aree del Paese si attende un anno, in altre una settimana. Per una mammografia si può ottenere un appuntamento per il giorno seguente o per sei mesi dopo e ciò accade anche nella stessa Regione. Non esistono infatti trend univoci a dominare il fenomeno delle liste d’attesa in Italia: ci sono picchi di disservizi ed eccellenze sparse a macchia di leopardo in tutta la Penisola. È quanto emerge da un’indagine realizzata da Cittadinanzattiva e pubblicata oggi. L’indagine, condotta a metà giugno, si è concentrata sull’analisi dei tempi di attesa per sei prestazioni.
Per ciascuna di esse è stato valutato il rispetto dei tempi previsti dal Piano nazionale del governo sulle liste di attesa a seconda delle diverse classi di priorità: ‘Urgente’ (da eseguire nel più breve tempo possibile); ‘Breve’ (entro 10 giorni); ‘Differibile’ (entro 30 o 60); ‘Programmata’ (120 giorni). In generale, dall’indagine emerge che le difficoltà nel rispetto delle tempistiche si riscontrano al Nord così come a Sud. In Friuli Venezia Giulia quasi tutte le prestazioni oggetto di indagine, a maggio, sono state erogate oltre i giorni previsti. Al contrario, in Veneto i tempi vengono rispettati per tutte le prestazioni e tutte le priorità. Bene anche la Calabria, anche se Cittadinanzattiva ritiene che siano necessarie ulteriori indagini su questa Regione. Tra i casi limite, quello dell’Azienda Universitaria Friuli Centrale, dove si attendono in media 498 giorni per un’ecografia addome e 394 giorni per una visita ginecologica programmabile; nell’Azienda Sanitaria 3 Ligure, invece, si aspettano in media 427 i giorni per una visita cardiologica programmabile.