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Bari, inchiesta ospedale Covid: dieci persone indagate

Per reati contro la pubblica amministrazione. Concluse le indagini - VIDEO -

Pubblicato da: redazione | Gio, 18 Luglio 2024 - 12:50
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I Finanzieri del Comando Provinciale di Bari stanno procedendo alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, emesso dalla Procura della Repubblica di Bari, nei confronti di dieci soggetti.

Le persone destinatarie del provvedimento sono indagate (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), a vario titolo, per le ipotesi delittuose di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti.

Le indagini delegate, svolte dal Nucleo PEF Bari della Guardia di Finanza, hanno avuto ad oggetto la realizzazione dell’Ospedale Covid in Fiera e sono state estese successivamente all’approfondimento di oltre 250 procedure ad evidenza pubblica (per un valore di circa 100 milioni di euro).

In tale contesto, su disposizione dell’Ufficio giudiziario barese, i finanzieri hanno eseguito “mirate” acquisizioni documentali e diverse perquisizioni presso le Sezioni Protezione Civile e Provveditorato Economato della Regione Puglia e nei confronti di alcuni imprenditori aggiudicatari degli appalti.

All’esito delle complesse investigazioni svolte sarebbe emerso (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) che:

-?due soggetti, in concorso tra loro e con più azioni in esecuzione del medesimo disegno criminoso (il primo nella qualità di dirigente ad interim della sezione protezione civile della Regione Puglia e il secondo quale responsabile unico del procedimento avente ad oggetto la realizzazione della struttura sanitaria emergenziale denominata “Covid Fiera”, con importo a base d’asta di Euro 9.599.000,00), avrebbero condizionato di fatto la scelta del contraente con mezzi fraudolenti, consistiti nell’inserire nella lettera di invito trasmessa a 6 ditte (oggetto asseritamente di sorteggio pubblico di cui non vi è traccia in atti) un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica che aveva quale diretta conseguenza – come evidenziato dai consulenti tecnici nominati da questa Procura – il sostanziale azzeramento della rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria di gara. A mero titolo esemplificativo, nel caso di tre offerte differenti di cui una con ribasso pari al 50%, una al 30% e una al 20%, il divario tra i punteggi attribuiti alle tre offerte sarebbe stato non superiore a 0,2 trentesimi di punto. Ciò avrebbe consentito facilmente di “compensare” tale differenza mediante il punteggio attribuito alle valutazioni di carattere qualitativo dell’offerta tecnica, per loro natura squisitamente discrezionali specie in relazione all’estrema genericità dei criteri di valutazione predeterminati dalla stazione appaltante;

– i predetti dirigenti pubblici e un ulteriore componente della commissione di gara, inoltre, dopo una preliminare stesura dei prospetti riportanti i punteggi attribuiti all’offerta tecnica, favorevoli ad uno dei partecipanti, si sarebbero determinati alla preferenza per l’altro operatore economico concorrente, mediante mezzi fraudolenti (come risultante dalle numerose correzioni manoscritte apposte su alcuni prospetti acquisiti dalla P.G. in fase di perquisizione) consistiti nell’attribuire alle singole voci di valutazione dell’offerta tecnica (si pensi alle capacità tecniche e alla pregressa esperienza specifica) punteggi numerici in maniera del tutto anomala, sviata e viziata, anche solo a un sindacato estrinseco di mera logicità e ragionevolezza. I predetti indagati si trovavano, peraltro, quale presidente e componente della commissione in parola, in una situazione di incompatibilità, ai sensi dell’art. 77, comma 4, del d.lgs. n. 50/2016 (secondo cui “i commissari non devono aver svolto né possono svolgere alcuna altra funzione o incarico tecnico o amministrativo relativamente al contratto del cui affidamento si tratta”), avendo, in particolare:

uno, assunto la determina a contrarre, approvato gli atti di gara e aggiudicato l’appalto;
l’altro, rivestito la qualifica di tecnico redattore del progetto posto a base di gara e curato l’esecuzione del contratto nelle vesti di direttore di lavori.
Gli approfondimenti investigativi, resisi necessari in ragione degli elementi indiziari emersi a carico dei citati dirigenti pubblici, avrebbero consentito di acclarare ulteriori condotte illecite, con specifico riferimento:

– alla turbativa delle procedure ad evidenza pubblica concernenti:

la fornitura di arredi, attrezzature ed articoli vari per la sala mensa del Consiglio Regionale. Segnatamente, i predetti indagati, già mesi prima della trasmissione della lettera di invito tramite il portale Empulia, avrebbero informato un imprenditore locale il quale si sarebbe attivato presso i suoi fornitori ed elaborato il progetto layout relativo alla sala mensa. Tale soggetto economico, peraltro, ricevuto l’invito alla gara e dopo essere stato reso edotto in ordine ai nomi di almeno due delle altre quattro ditte invitate, si sarebbe adoperato affinché non presentassero alcuna offerta, così come in effetti avveniva, aggiudicandosi in tal modo l’appalto, tenuto conto che costoro erano gli unici imprenditori in grado di presentare un’offerta adeguata;
la realizzazione di aiuole ornamentali a servizio delle aree verdi presso la Regione Puglia da parte di una impresa individuale che avrebbe iniziato le opere ancor prima dell’aggiudicazione della gara;
– alla realizzazione di interventi di riqualificazione generale di un complesso immobiliare sito in Castellaneta Marina (TA), con mezzi fraudolenti consistiti nell’indicare falsamente nella lettera di invito un valore dell’appalto assai inferiore rispetto al reale, come desumibile dall’analisi del computo metrico redatto ben prima dell’indizione della gara e che contemplava ab origine l’esecuzione sia dei lavori oggetto della procedura che quelli previsti nei successivi ordini di servizio, nei quali sarebbe stato falsamente attestata la necessità della esecuzione delle opere aggiuntive;

– all’accettazione da parte del dirigente ad interim della Sezione Protezione Civile da un imprenditore edile – affidatario diretto con atti a firma del suddetto pubblico ufficiale di “interventi di somma urgenza ex art. 163 del d.lgs. 50/2016 per la messa in sicurezza di un istituto scolastico” – di una utilità consistita nell’esecuzione di lavori di ristrutturazione presso un immobile di proprietà sito in Acquaviva delle Fonti, eseguiti al prezzo di costo (o comunque di gran lunga inferiore al prezzo di mercato);

– all’accettazione da parte del medesimo dirigente (preposto alla sezione Provveditorato Economato) dal legale rappresentante di una società – partecipante in RTI (Raggruppamento temporaneo di imprese) a una procedura di gara per l’affidamento dei servizi di pulizia ed igiene ambientale –, la promessa di denaro per il compimento di atti contrari a doveri del proprio ufficio. Anche in questo caso è stato rilevato l’inserimento nella documentazione di gara di un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica tale da condizionare di fatto la scelta del contraente in quanto, anche ove vi fossero state multiple offerte contenenti ribassi tra loro assai differenti, la formula utilizzata avrebbe sostanzialmente azzerato la rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria della gara;

– alla sottoscrizione di atti dirigenziali relativi alla liquidazione di importi non dovuti per il pagamento della fornitura di un container, adibito a sala controllo e preparazione per TAC, destinato all’ospedale Covid in Fiera, ma di fatto mai consegnato;

– all’appropriazione di denaro di cui avevano la disponibilità per ragioni del loro ufficio, consentendone il conseguimento a soggetti terzi, aggiudicatari di appalti, attraverso l’indicazione, in sede di impegno di spesa da parte della Sezione Provveditorato Economato della Regione Puglia, di un’I.V.A. superiore a quella poi indicata in fattura;

– alla produzione di false attestazioni in ordini di servizio e atti dirigenziali.

Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza di Bari – in sinergia con la Procura della Repubblica di Bari- a tutela della legalità e del buon andamento della Pubblica Amministrazione.

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