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Teglie, birre e famiglia: le spiagge baresi negli anni ottanta

Non c'era domenica senza tavolata sulla spiaggia

Pubblicato da: Rosanna Volpe | Sab, 13 Luglio 2024 - 11:54

Ombrelloni e sdraio caricate in auto alla meno peggio. Bambini “inzaccati” in auto, assieme ai cugini, alle borse frigo e a riso patate e cozze. Le domeniche al mare di un cinquantennio fa erano infinite. Gli zoccoli di legno stridevano sull’asfalto: la gara era a chi faceva più rumore. Arrivare a mare e piazzare l’ombrellone nel posto migliore, un’impresa. C’è da piazzare anche un tavolo di plastica. E’ domenica e si sta a tavola. Perché il panino con la parmigiana è arrivato dopo. Negli anni ottanta i lunghi pranzi della domenica, si consumavano anche in spiaggia. I piccoli si sedevano alla meno peggio. Ma il capofamiglia, il nonno, lo zio. Beh sì loro dovevano avere una sedia. Ma prima tutti a mare. I piccoli da subito perché dopo pranzo “devono passare almeno tre ore prima di tornarci. Tocca approfittare, quindi. Ai grandi invece scatta la partita a briscola e a tre e sette “a perdere” con tanto di birra ghiacciata a metà mattinata. La fotografia delle spiagge baresi era questa. Più vicina all’attuale Pane e pomodoro di oggi che ai lidi privati ormai attrezzati e con tante regole per il decoro: prima fra tutti niente tavoli imbanditi tra le cabine. Sì le cabine, che per la maggior parte erano un pezzo di casa trasportata lì per il periodo estivo. Con tanto di moka e di fornello elettrico. Perché un caffè dopo pranzo non lo vuoi prendere?

Ma quali erano le spiagge “per i baresi”? San Francesco all’Arena in primis. A pochi chilometri dal faro di San Cataldo, esiste da novantacinque anni. Poco più a nord  il Trampolino, l’altra spiaggia storica di San Girolamo, nata alla fine degli anni trenta con il nome di Lido Eden.  Lido Adria, nel cuore di San Girolamo, accanto al Canalone, altro storico lido inaugurato nel 1946. Alla fine del lungomare IX maggio, a Fesca, si trova un’altra piccola spiaggia con all’incirca 90 cabine situate alla destra dell’entrata su un unico lato, lido Massimo. Sulla sinistra ombrelloni e lettini. L’area è divisa da un piccolo viale in cemento che porta ad una passerella che affaccia sul mare. Tra la spiaggia di San Francesco a nord e quella di Torre Quetta a sud, ci sono quasi dieci chilometri di litorale in cui l’Adriatico risulta inaccessibile ai baresi: per una metà è completamente precluso dal porto, per l’altra dal lungomare.

Non è stato sempre così. Alla fine dell’800 e nei primi decenni del 900, dall’attuale ansa di Marisabella fino al lungomare sud, si trovavano decine e decine di lidi definiti all’epoca “baracche”.  Si trattava di curiose strutture mobili in legno: delle specie di palafitte sopraelevate che permettevano ai baresi di raggiungere più facilmente acque più profonde e pulite.

Oggi tutto è cambiato: quel colpo d’occhio di pranzi domenicali a cielo aperto non esiste più. Così come le nonne, le zie e i cugini che insieme trascorrevano domeniche semplici che cominciavano la mattina e finivano al tramonto. Tra risate e scherzi. Musica e carte da gioco. E poi… “ci si vede domenica prossima stessa spiaggia, stesso mare”.

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