Nove persone sono in carcere nell’ambito di una inchiesta condotta dai militari della Guardia di finanza del comando provinciale di Barletta e relativa al contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica. Degli arrestati, quattro sono in carcere e cinque agli arresti domiciliari. I reati contestati sono corruzione e turbata libertà degli incanti.
Secondo quanto accertato dai finanzieri, coordinati dalla procura di Trani, gli indagati sono pubblici ufficiali, professionisti e imprenditori residenti nelle province di Barletta-Andria-Trani, Bari e Salerno, alcuni dei quali sono stati raggiunti da misure interdittive. Beni per oltre un milione di euro, tra cui un’azienda, sono stati sequestrati.
Ci sono anche due dirigenti di altrettanti Comuni capoluogo del nord Barese, oltre che della Provincia Barletta-Andria-Trani, tra le persone arrestate questa mattina dai finanzieri del comando provinciale di Barletta. Secondo quanto si apprende, si tratta di figure apicali degli enti locali coinvolti. Tra gli arrestati anche un ingegnere. Per tutti le accuse, a vario titolo, sono corruzione e turbata libertà degli incanti.
Dettagli dell’operazione
In cambio di denaro, consulenze, lavori edilizi nelle proprie abitazioni, pranzi e percorsi benessere, alcuni dirigenti della Provincia Barletta-Andria-Trani (Bat), uno dei quali è stato arrestato, avrebbero affidato commesse a professionisti turbando ripetutamente la libertà degli incanti e omettendo di segnalare casi di conflitto di interesse. E’ quanto emerge dalle indagini della Guardia di finanza che oggi ha arrestato 14 persone con le accuse, a vario titolo, di corruzione e turbata libertà degli incanti.
Tra le nove persone finite in carcere ci sono, oltre al dirigente della Provincia Bat, due dirigenti dei Comuni di Trani e Barletta e un ingegnere. Le altre cinque persone sono agli arresti domiciliari. In una conferenza stampa in procura di Trani è stato evidenziato che le indagini riguardano la discarica di rifiuti speciali non pericolosi Cobema, di Canosa di Puglia. Gli indagati sono complessivamente 17, tra imprenditori anche della provincia di Salerno ed enti. E il denaro erogato dai professionisti che beneficiavano delle commesse pubbliche veniva drenato, in alcuni casi, da una società tra professionisti riconducibile a uno dei dirigenti indagati, in altri casi veniva dato personalmente. Secondo quanto emerso, i lavori di chiusura definitiva e delle attività di post-gestione della discarica erano stati affidati dalla Provincia Bat con gara ad evidenza pubblica, senza comunicare l’inizio dei lavori al Comune di Canosa di Puglia, alla proprietà del sito o all’amministratore giudiziario, nonostante sulla discarica pendesse un procedimento penale per reati ambientali. I lavori erano stati preceduti da indagini ambientali fatte da un professionista che ha retrocesso parte dei compensi corrisposti dall’ente verso l’impresa del coniuge del dirigente competente all’affidamento dell’incarico. “Il patto corruttivo – evidenzia la Guardia di finanza – si è consumato con il silenzio del dirigente sull’affidamento fraudolento e sulla parziale indagine conoscitiva afferente allo stato dell’impianto e alle matrici ambientali”. Ne dà notizia l’Ansa.