Soundtrack da ascoltare durante la lettura: “2 minuti” – Calcutta
Edorado D’Erme, in arte Calcutta, è tornato. È tornato dopo ben 5 anni lontano dai palchi, è tornato più timido e silenzioso che mai. Niente grandi discorsi a inizio o fine concerto, niente indovinelli su quale canzone sarà la prossima ad esser cantata, nessun bis una volta terminata la scaletta, niente giochi di luci o immagini fuori dal comune. Ma forse alla fine, tutto questo, a nessuno importa.
Come sempre, lascia parlare la sua musica. Una musica che non è un inno generazionale e che probabilmente non trova riscontro in un pubblico in larga scala come quello che canta a squarcia gola le hit dell’estate, ma che sa toccare corde profonde in chi ha le giusta sensibilità per capirlo.
Calcutta ha iniziato il suo “Relax tour” già qualche mese fa e le ultime due tappe sono state Bari, in occasione del noto Locus Festival e Roma lo scorso 30 giugno per il Rock in Roma con oltre 33 mila fan.
La verità è che però più che concerti, quelli di Calcutta sono immensi Karoke, in cui nessuno smette di cantare nemmeno per un attimo. La scaletta è varia e infatti comprende gli “Evergreen” dell’artista e i nuovi pezzi dell’ultimo album “Relax”. Si passa quindi dalla malinconia di “Pesto” al ritmo frizzante di “2 minuti” o ancora da “Oroscopo” proposta con un nuovo remix e “SSD” dedicata e scritta per la sua mamma che ormai non c’è più.
Un turbinio di emozioni, un altalenarsi di sentimenti, tra speranza e disperazione. Si potrebbe dire che le canzoni di Calcutta aiutano a riconoscere sensazioni e sentimenti provati, aiutano ad alleggerirne il peso, a sentirsi abbracciati e non soli. E “Tutti” ne è la prova. Siamo “Tutti falliti” e “Tutti esauriti”. Lo siamo tutti e per questo, cantandolo forte, insieme, forse lo siamo un po’ meno.
Con il suo cantautorato, Calcutta guarda al passato, alla musica italiana che ha fatto la storia, ai pezzi intramontabili dei grandi e amati cantautori italiani. Sceglie una scrittura di qualità, non dozzinale, richiami a “Sandra e Raimondo” a “Hubner”, metafore che lasciano spazio a pensieri e riflessioni “dovrò soltanto reimparare a camminare.. se non ci sei più”. Che sia forse il nuovo Lucio Battisti? Che sappia cantare in modo chiaro ma altrettanto complesso l’amore come faceva lui?
Dire questo forse potrebbe sembrare avventato, ma possiamo certamente dire che, come chi ha davvero talento e non narcisismo, Calcutta sale sul palco in giacca antivento, sandali aperti e classico cappellino. La sua discrezione da antidivo, fa di lui il vero protagonista della scena.