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Con l’IA per diagnosticare l’Alzheimer dal modo di parlare

Sei anni prima dell'esordio dei sintomi

Pubblicato da: redazione | Mer, 26 Giugno 2024 - 09:36
freepik

Progettato un promettente nuovo programma di intelligenza artificiale per diagnosticare semplicemente l’Alzheimer sei anni prima dell’esordio dei sintomi, esaminando il modo di parlare della persona. Reso noto sulla rivista Alzheimer’s & Dementia, è il risultato di ricercatori della Boston University.

Il loro modello può prevedere, con un tasso di precisione del 78,5%, se una persona con lieve deterioramento cognitivo rimarrà stabile nei successivi sei anni o se svilupperà la demenza. I ricercatori affermano che il loro lavoro potrebbe contribuire a rendere lo screening del deterioramento cognitivo più accessibile automatizzando parti del processo ed eliminando la necessità di costosi test di laboratorio, esami di imaging o addirittura visite mediche. Ne dà notizia l’Ansa.

Per costruire e addestrare il loro modello, i ricercatori hanno utilizzato i dati di uno degli studi più antichi e di lunga durata del paese, il Framingham Heart Study. I partecipanti che mostrano segni di declino cognitivo sono sottoposti a regolari test neuropsicologici e interviste, producendo una grande quantità di informazioni sul loro benessere cognitivo nel tempo.
All’inizio dello studio gli esperti hanno ottenuto registrazioni audio di 166 interviste con persone, tra i 63 e i 97 anni, con lieve deterioramento cognitivo: 76 di queste sono rimaste stabili nei successivi sei anni e 90 sono progressivamente peggiorate. Hanno quindi utilizzato una combinazione di strumenti di riconoscimento vocale e intelligenza artificiale per addestrare un modello a individuare connessioni tra discorso, dati demografici, diagnosi e progressione della malattia. Dopo aver addestrato il programma, i ricercatori hanno testato la sua capacità predittiva sul resto dei partecipanti.
Il modello funziona basandosi solo sul contenuto dell’intervista e le parole pronunciate, come sono strutturate le frasi. Ora il team mira a sviluppare un’app per smartphone per predire l’Alzheimer, nonché a espandere lo studio attuale oltre l’analisi del discorso—usando ad esempio i disegni dei pazienti —per aumentare la precisione predittiva del modello. “Il digitale è il nuovo sangue – dichiarano gli autori -. Puoi raccoglierlo, analizzarlo per ciò che è noto oggi, conservarlo e rianalizzarlo per qualsiasi cosa nuova emerga domani”.

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