Sabato 29 giugno a Bari sarà il giorno del pride. A poco più di 20 anni dalla prima ‘marcia dell’orgoglio’ in città le persone LGBTQIA+ ritorneranno infatti a percorrerne le strade. Questa mattina nel corso di una conferenza stampa sono stati presentati tutti i dettagli della grande festa che partirà alle 15 da piazza Umberto I con un corteo che attraverserà le strade di Bari, da via Nicolai a via de Rossi, passando per corso Vittorio Emanuele e il lungomare. Al termine della manifestazione si terrà una festa, accessibile a tutti, sempre in piazza Umberto.
Bari Pride fa appello alla necessità di un cambiamento culturale, politico e sociale. I temi dell’abitare in tutte le sue dimensioni – un corpo, uno spazio, una casa – ma anche l’autonomia differenziata e la guerra a Gaza, sono i temi trattati nel documento programmatico promosso quest’anno da Baripride 2024,
“Quando abbiamo ragionato insieme su cosa significasse per noi il Pride quest’anno – si legge nel documento politico – l’immagine di una casa ci ha aiutato a connettere fra loro rivendicazioni apparentemente distanti, che sentiamo come nostre. Le grafiche esprimono al meglio il concetto di abitare il proprio corpo, lo spazio dell’autodeterminazione che riguarda la corporeità. Ma abitare l’orgoglio significa anche occupare degli spazi fisici nel mondo e lottare affinché quegli spazi siano spazi sicuri. Tuttavia,per moltə di noi proprio le nostre case rappresentano il primo luogo in cui subiamo discriminazioni, e quindi la prima e più violenta oppressione fisica, religiosa ed economica alla nostra libertà di essere e di amare. Quando ragioniamo di casa, per le soggettività LGBTQIA+ e per tutte le soggettività oppresse, ragioniamo alternativamente di un diritto e della lotta per il raggiungimento di quel diritto: riscrivere la definizione di casa ci aiuta a ridisegnare anche il concetto di famiglia e quello di confine. Pertanto, diventa un obiettivo quello di sceglierci la famiglia che desideriamo e di poter abitare uno spazio che ci dia libertà. Spesso quest’ultimo è un diritto negato: autodeterminarsi significa in primis liberarci dal giogo economico, dal controllo patriarcale delle nostre vite nella materialità dei nostri bisogni. I diritti civili sono anche diritti sociali, le due cose coincidono e non possono essere separate”.