Il Politecnico di Bari è l’ateneo italiano con il più alto livello di occupazione dei laureati magistrali ad un anno dal conseguimento del titolo. È quanto ha rilevato il consorzio Almalaurea nella redazione del 26esimo Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati, pubblicato in questi giorni sulla base dei dati 2023. Con un tasso occupazionale del 90.8%, Poliba risulta l’unico ateneo che supera il 90% per i laureati di secondo livello (92,8% per i magistrali biennali e 80,2% per quelli a ciclo unico), con oltre 14 punti sopra la media nazionale (76,4%) e quasi 20 rispetto a quella regionale (70,9% è il dato in Puglia). Il secondo miglior risultato in Italia è del Politecnico di Torino, con un tasso di occupazione dell’89%. In aumento anche il numero dei laureati Poliba, dai 1.864 del 2022 ai 1.920 del 2023, con un’età media di 24,9 anni (media Italia 25.7).
«È un dato che conferma la qualità e soprattutto l’attualità delle competenze dei nostri laureati nel mercato del lavoro», commenta il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino. «Anche quest’anno – aggiunge – ci distinguiamo a livello nazionale con l’ulteriore, straordinario risultato di essere primi nel placement ad un anno dalla laurea». Nelle due scorse edizioni del rapporto Almalaurea, infatti, Poliba registrava il più alto tasso occupazionale a cinque anni. La ricerca si basa sulle interviste ai laureati, triennali, magistrali biennali e magistrali a ciclo unico, realizzate a distanza di uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo. Per redigere il Rapporto di quest’anno, AlmaLaurea ha contattato circa 660 mila laureati, di ogni livello, in 78 università. Di questi, 1.920 sono laureati al Politecnico. «Con questi numeri – aggiunge il rettore Cupertino – il Politecnico di Bari dimostra di essere sempre più motore di sviluppo per il Territorio e per il Paese. Ovunque, c’è una grandissima richiesta di professionalità in linea con i nostri corsi di studio – spiega Cupertino – ma servono molti più laureati ed è per questo che ci siamo posti l’obiettivo di crescere, nei prossimi anni». Oggi ci muoviamo in una prospettiva di sviluppo internazionale – riprende il rettore – che ci consentirà di attrarre i migliori talenti, soprattutto del Mediterraneo e ulteriori nuovi investimenti, per dare ai
giovani sempre più opportunità di un lavoro qualificato e in tempi rapidi».
Nel corso del 2023, l’Ordine degli ingegneri ha infatti osservato in Italia una crescita della domanda di laureati che, in un caso su cinque, sono ingegneri. Sono stati assunti circa 117mila laureati in Ingegneria, quasi 5mila in più rispetto al 2022. La domanda di profili ingegneristici da parte delle imprese si concentra in particolar modo verso i laureati del settore industriale (44.300 assunzioni), ma si rivela molto elevata per tutti gli indirizzi di laurea (’elaborazione dati del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli ingegneri). Sul piano territoriale, c’è stato un aumento della domanda di laureati in ingegneria nelle regioni centro-meridionali, al contrario un calo nel Nord Italia, in particolare nel Nord-Est. Il fenomeno è stato interpretato in relazione al PNRR, in quanto è nel Sud Italia che si concentrano in misura maggiore gli investimenti connessi al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tanto che il numero di assunzioni di ingegneri civili ed architetti è aumentato in queste regioni del 28,6% in un solo anno.
«Adesso abbiamo il dovere di guardare anche oltre il PNRR – conclude il rettore Cupertino – per capitalizzare l’esperienza dei grandi progetti di ricerca, che ci hanno consentito di costruire nuove reti di collaborazione tra pubblico e privato, di dotarci di infrastrutture innovative, di sperimentare un metodo di lavoro che valorizza la ricerca, accelera il trasferimento tecnologico e favorisce lo sviluppo del sistema produttivo, con ovvie ricadute di occupazione e benessere per tutti».