Record di vittime sulle strade italiane, dall’inizio dell’anno, nel secondo fine settimana di giugno, dal 7 al 9: sono state 44, rispetto alle 36 del weekend precedente. Lo ricorda l’Asaps, Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, che ha sede a Forlì. La vittima più giovane un diciottenne, la più anziana un uomo di 88 anni, 11 avevano meno di 35 anni. Continua la scia di sangue per i motociclisti, con 19 decessi, oltre a 20 automobilisti, 3 ciclisti, un pedone e un conducente di furgone. Cinque gli incidenti plurimortali, con 11 vittime; la fuoriuscita del veicolo senza il coinvolgimento di terzi è stata la causa di 17 incidenti fatali, 22 quelli su strade statali e provinciali. Sono state 6 le vittime in Lombardia e in Lazio, 5 in Sicilia, 4 in Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Campania, 3 in Veneto e Sardegna, 2 in Piemonte, Trentino-Alto Adige e Marche, una in Emilia-Romagna, Toscana e Puglia.
“Non possiamo più continuare questa conta, qualcuno deve spiegare cosa manca al nostro Paese per essere un membro autorevole nell’Unione Europea. Non possiamo pensare che la battaglia agli autovelox, la chiusura dei distaccamenti della Polizia Stradale, gli organici depauperati delle Polizie Locali, un frammentato modo di risolvere i problemi senza sapere i veri numeri del disastro stradale, non siano le cause indirette di questo risultato”, commenta il presidente dell’Asaps, Giordano Biserni. “Certamente la velocità, la distrazione da cellulare, le mancate precedenze, veicoli non manutenuti, il mancato rispetto degli utenti vulnerabili, sono tutte cause dirette dei morti. Ma qualcuno al Palazzo ne prende cognizione, mentre al Senato procede molto lentamente il lavoro di approvazione del ddl sicurezza stradale? La domanda va posta ai decisori politici che possono cambiare il futuro sulle strade italiane. L’Asaps continuerà nel suo impegno come ormai unico contatore in tempo reale della ‘violenza stradale'”.
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