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Bari, l’appello del Sappe: “Il nuovo sindaco si occupi del carcere”

Il sindacato chiede maggiore attenzione: "In questi anni è completamente mancata"

Pubblicato da: redazione | Gio, 30 Maggio 2024 - 18:38

Più attenzione alla situazione del carcere di Bari “in questi anni completamente ignorata”. È quanto richiesto dalla segreteria del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe che ha rivolto il proprio appello al futuro sindaco delle città e alla nuova amministrazione. “Purtroppo – ha spiegato il segretario Sappe Puglia, Federico Pilagatti – dobbiamo ringraziare una certa parte politica, quella dell’ex presidente Vendola, se ad oggi il capoluogo della Puglia non ha un nuovo carcere per cui erano pronti circa 45 milioni di euro che poi sono finiti per finanziare un nuovo carcere nel nulla a San Vito al Tagliamento (Pordenone). Quella stessa parte politica, con la sua decisione di non approvare la costruzione di un nuovo carcere a Bari, ha condannato detenuti, poliziotti penitenziari e operatori a vivere e lavorare in ambienti sporchi e fatiscenti, nonché costretto una parte di cittadini baresi in una situazione di insicurezza, degrado, problemi di viabilità”, ha sottolineato.

“Certo – ha aggiunto – tra le competenze di un sindaco non c’è quella di costruire un nuovo carcere, ma in questi anni il primo cittadino di Bari avrebbe potuto rappresentare la necessità di avere un nuovo penitenziario fuori dalla città, mettendo così in sicurezza non solo il quartiere che lo ospita ma anche il territorio cicostante. In questi anni il Sappe ha chiesto pubblicamente se qualcuno ha mai ascoltato gli abitanti del quartiere che a causa della presenza del carcere hanno visto il valore delle proprie abitazioni decrescere; della paura che li assale ogni volta che i detenuti iniziano a protestare sbattendo le stoviglie contro le inferriate provocando rumore infernale ad ogni ora del giorno o della notte, dei fuochi pirotecnici sparati di notte di fronte al carcere per festeggiare il compleanno di qualche boss”, dei rischi di un eventuale evasione in massa così come accaduto a Foggia (lì almeno il carcere era in periferia). Non abbiamo mai ricevuto risposte”, ha concluso.

Foto repertorio

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