Una imposta sulle bevande zuccherate, introdotta per contrastare l’obesità e altre problematiche legate al consumo eccessivo di zuccheri. Si tratta della cosiddetta sugar tax, uno dei provvedimenti più discussi degli ultimi tempi, che doveva inizialmente introdotta nel 2026, ma è ora pronta a entrare in vigore il primo luglio 2024, suscitando un dibattito acceso al governo.
La misura è concepita per colpire le bevande edulcorate e si applicherà a una vasta gamma di prodotti, dalle classiche bibite gassate ai succhi di frutta addizionati di zucchero o dolcificanti. L’obiettivo principale è scoraggiare il consumo di bevande ad alto contenuto di zuccheri, spingendo i consumatori verso scelte più salutari e riducendo così il rischio di obesità e diabete. E’ molto probabile quindi che le bibite analcoliche zuccherate costeranno di più: produttori e distributori di questo tipo di bevande scaricheranno quindi sui consumatori il balzello che il governo vuol mettere da luglio.
Dopo un weekend di scontro aperto dentro il governo e la maggioranza, potrebbe essere questo un punto di caduta per evitare lo strappo di Forza Italia, sulle barricate non solo per sventare l’entrata in vigore della tassa sulle bevande zuccherate già a partire da luglio ma soprattutto per riscrivere la norma retroattiva sul Superbonus pensata dal Mef come ennesimo intervento per ridimensionare l’impatto “devastante” sui conti.
“Dobbiamo dimostrare di non essere dei fanfaroni, degli sbruffoni”, insiste Antonio Tajani dall’Eur, dove sta aprendo ufficialmente la campagna degli azzurri per le europee: “niente nuove tasse, che siano sugar o patrimoniale”, assicura. In più i cittadini, è il ragionamento che va ripetendo da quando è stato depositato l’emendamento del governo al decreto Superbonus, “devono sapere che lo Stato” mantiene fede agli impegni. Senza considerare che la retroattività, come scrive Fi nelle proposte di modifica, sarebbe “incompatibile con i principi dettati dall’ordinamento tributario”.
Il no all’applicazione retroattiva delle detrazioni in 10 anni (anziché 4 o 5) e del divieto per banche e intermediari di compensare i crediti fiscali legati ai bonus edilizi con i debiti previdenziali si traduce infatti – mentre il vicepremier parla dal palco – in un pacchetto di sub emendamenti depositati dal suo partito in Senato, dove tra martedì e mercoledì la commissione Finanza (guidata dal leghista Massimo Garavaglia) vorrebbe chiudere l’esame per non fare slittare a oltre giovedì il voto finale dell’Aula, molto probabilmente con fiducia.
Gli azzurri, che in mattinata avevano anche incontrato le categorie, come preannunciato chiedono lo stop alla retroattività, proponendo che le detrazioni in 10 anni scattino solamente una volta che il decreto, rivisto e corretto, sarà diventato legge. E sempre dai crediti acquistati dopo la conversione si farebbe partire, nelle intenzioni degli azzurri, le misure restrittive per le banche. Il problema restano però le coperture. Se per quest’ultima misura Fi non le indica perché nella stessa previsione del Mef “in via prudenziale” non sono conteggiati effetti sui saldi, per far slittare lo spalma-detrazioni servono 390 milioni l’anno, che gli azzurri trovano pescando nella più classica delle fonti di copertura, il fondo per gli interventi strutturali di politica economica. Che però, secondo alcune fonti, non avrebbe risorse a disposizione.
Dallo stesso fondo peraltro Fi recupera anche i 68 milioni che servirebbero per sterilizzare per altri 6 mesi la sugar tax, che ha scatenato le proteste di tutti gli operatori del settore
Assobibe ha inviato a una settantina tra politici, esponenti di governo e giornalisti, un timer che fa il conto alla rovescia per l’entrata in vigore della tassa che metterebbe a rischio “oltre 5mila posti di lavoro” oltre a fare aumentare i prezzi delle bibite per i consumatori. Per ora non si registrano vertici tra i piani alti del governo per sciogliere il nodo che dovrebbe essere demandato al Parlamento. Nel pomeriggio il sottosegretario al Mef Federico Freni ha incontrato Garavaglia e il relatore del provvedimento, Giorgio Salvitti, per fare un punto sui circa 350 emendamenti, cui si aggiunge la settantina di sub depositati non solo da Forza Italia. Avrebbero tutti parere negativo e non dovrebbe quindi avere seguito un’altra proposta di Fi per sottrarre all’Arera la regolazione delle tariffe dei rifiuti su cui aveva messo in guardia la stessa authority. I numeri in commissione, anche se la battaglia degli azzurri dovesse convincere le opposizioni (già si sono espressi sia M5s sia il Pd), non preoccupano più di tanto l’esecutivo e il partito della premier, che in questo momento sta seguendo la partita tra Lega e FI da osservatore.