Meno uno alla conclusione della regular season del campionato di serie B. Per evitare di sprofondare nell’inferno della serie C, il Bari dovrà strappare i tre punti ad un Brescia alla ricerca del miglior piazzamento playoff. La formazione allenata da Rolando Maran è reduce dal netto successo interno contro il già retrocesso Lecco.
Per affrontare i vari temi del match e di questa infuocata settimana, ci siamo rivolti ad un doppio ex di Bari e Brescia, vale a dire Davide Lanzafame che si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com.
Davide Lanzafame, ultima giornata di campionato e il Bari è sull’orlo del baratro…
“Nessuno poteva immaginare un epilogo del genere, ma può capitare che determinate annate si sviluppino in questa maniera. Sicuramente, i tanti cambi in panchina non hanno facilitato le cose”.
La formazione biancorossa non vince dal 17 febbraio. Come potrebbe riuscirci contro il Brescia?
“Il calcio è tutto il contrario di tutto e ogni singola partita ha la sua storia. Questa gara rappresenta una finale sia per il Bari che per il Brescia”.
Mignani, Marino, Iachini e ora Federico Giampaolo. Nessuno è riuscito a risollevare le sorti della compagine biancorossa…
“Sulla carta, la rosa del Bari è competitiva. Ma non è la prima volta che in serie B accadono queste cose. Non sono i nomi che fanno la differenza, faccio l’esempio del Cittadella: una società che lavora bene da anni, programma e investe su gente motivata. Il Bari si deve aggrappare al suo capitano Valerio Di Cesare: un uomo vero e una persona per bene che ha dato tutto per la causa biancorossa”.
Tanti gli errori fatti dal club in questa stagione: dalla rosa completata in ritardo al ritiro effettuato con tanti calciatori con la valigia in mano…
“Per Mignani non è stato semplice fare il ritiro con una rosa ampiamente incompleta e ne ha pagato le conseguenze. Si poteva pazientare un pò di più con lui. In seguito sono arrivati tecnici come Iachini che ho avuto a Brescia, ma le cose non sono migliorate. Evidentemente il problema non era l’allenatore, ma è molto più profondo. C’è stata un po’ di confusione, ma io resto ancora fiducioso: sono ancora un tifoso del Bari e mi auguro che possano salvarsi”.
Da 0 a 100, quanto è concreto il rischio retrocessione per il Bari?
“A questo punto della stagione e vista la classifica, dovrei parlare di percentuali alte. Tuttavia, mi mantengo sul 50% perchè possono ancora farcela e salvarsi ai playout”.
È d’accordo con chi sostiene che sia più difficile salire dalla C alla B che dalla B alla A?
“Assolutamente si. In serie B c’è più equilibrio al contrario del campionato di terza divisione”.
Intanto la tifoseria è sul piede di guerra: dalle contestazioni civili si è passati alle aggressioni verbali e fisiche da parte di singoli tifosi…
“Con la violenza non si risolve nulla. Sono episodi da condannare nella maniera più assoluta. L’amore e la passione dei tifosi baresi verso la propria squadra è un qualcosa di unico e spettacolare che mi porto dentro. Spero di tornarci un giorno, magari come allenatore. I tifosi ora sono arrabbiati e hanno le loro ragioni perchè questa è una stagione complessa da capire”.
Tornando al calcio giocato: Bari – Brescia. Che partita si aspetta?
“Una partita molto tattica che si sbloccherà nella ripresa. Immagino un primo tempo bloccato e un secondo che si indirizzerà in base ai risultati provenienti dagli altri campi”.
E veniamo alle sue esperienze da calciatore nelle due squadre. Partiamo dal Brescia: 13 presenze nella stagione 2010/11…
“Dopo sei mesi alla Juve, passai alle rondinelle. È stata una parentesi poco positiva per me in una piazza importante. Purtroppo le cose con mister Iachini non andarono bene”.
A Bari è stato nella stagione 2008/09: 37 partite 10 gol nella prima avventura, 18 presenze e 2 reti nel campionato della promozione in A. Una splendida avventura…
“E’ stato un biennio pazzesco dal punto di vista sportivo ed umano. C’era grande empatia tra squadra e tifosi. Sicuramente gli innesti di Guberti e Kutuzov misero le ali alla squadra. Anch’io diedi il mio contributo ad una squadra già forte”.
Perche le strade di Lanzafame e il Bari si divisero?
“Ero di proprietà della Juventus e avevo poco potere decisionale. Dopo la prima parentesi a Bari arrivarono richieste da 2 società di serie A, ma decisi di tornare in Puglia e in serie B perché avevo lasciato il cuore e un qualcosa di incompiuto, vale a dire la promozione in massima serie. Ricordo ancora l’entusiasmo dei tifosi all’aeroporto: spero di potermi sdebitare un giorno con loro”.
Ha appeso gli scarpini dal chiodo nel 2022 all’età di 35 anni. Come mai?
“Avevo la possibilità di continuare a giocare in serie B e C. Ma non avevo più le motivazioni di un tempo. E’ stata una scelta difficile perchè ci sono stati momenti in cui il calcio giocato mi è mancato tanto”.
Terminata la carriera da calciatore, ha subito iniziato quella da allenatore con un’avventura all’estero…
“Da 2 anni ho intrapreso la carriera di allenatore. Venivo da 5 anni vissuti a Budapest e arrivò subito la possibilità di allenare il Pestszentimré, un club ungherese di serie D. Dopo un anno di apprendistato, sono tornato in Italia e ho vinto il campionato di Eccellenza con il Borgaro”.
Dove si vede Davide Lanzafame tra 5 anni?
“Sogno di allenare tra i professionisti, cercando di vivere quello che faccio dall’età di 6 anni, vale a dire il campo da gioco. I ruoli dirigenziali non fanno per me”.
E se, in futuro, dovesse arrivare una chiamata del Bari?
“Al momento è un qualcosa di irreale. Ma come potrei dire di ‘no’ ad una piazza come Bari? Verrei in bicicletta…”