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Barletta, giubbotto Lifevest salva la vita ad un 75enne

Ha riferito di aver avvertito un’improvvisa scarica elettrica sul petto mentre giocava con le sue nipotine

Pubblicato da: redazione | Mar, 7 Maggio 2024 - 11:17

Una gravissima aritmia cardiaca, che se non prontamente e tempestivamente interrotta avrebbe potuto portare anche all’arresto cardiaco e quindi alla morte del paziente, è stata rilevata rapidamente grazie all’impiego di un defibrillatore esterno indossabile, il “LifeVest”, un dispositivo che protegge i pazienti dalle aritmie improvvise erogando uno shock elettrico al cuore e che, a differenza dei defibrillatori impiantati sotto la cute, viene portato a diretto contatto con la pelle del paziente come fosse un giubbottino.

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Questo è quanto accaduto, nei giorni scorsi, presso il Dimiccoli di Barletta dove giungeva un 75enne – a cui dopo un precedente recente ricovero era stato applicato il LifeVest proprio per salvaguardare il ripristino totale della funzionalità cardiaca – riferendo di aver avvertito un’improvvisa scarica elettrica sul petto mentre giocava con le sue nipotine.

Allertato dal personale del Pronto Soccorso, il dott. Francesco Palma, responsabile dell’Ambulatorio di Cardiostimolazione della Cardiologia-UTIC, analizzava con un’interrogazione telemetrica il LifeVest indossato dal paziente – con storia di cardiopatia ischemica cronica, rivascolarizzata in passato con angioplastica coronarica e di recente già ricoverato per edema polmonare acuto e severa disfunzione ventricolare sinistra – che rilevava la comparsa di un “flutter ventricolare”, una gravissima aritmia cardiaca immediatamente e correttamente riconosciuta dal device stesso che aveva provveduto ad erogare, in maniera automatica, uno shock elettrico, capace di interrompere efficacemente l’aritmia, cardiovertendola e salvando così la vita al paziente.

“Durante il ricovero nella nostra Unità di Terapia Intensiva Cardiologica- spiega il dott. Giuseppe Diaferia, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia-UTIC – il paziente è stato sottoposto, con successo, ad un intervento con cui è stato impiantato un defibrillatore definitivo sottocutaneo che gli ha consentito di essere dimesso dopo soli tre giorni di degenza e di riabbracciare la propria famiglia. La storia di questo paziente ci ha ribadito come l’utilizzo opportuno dei dispositivi medici, oggi disponibili, possa fare la differenza tra la vita e la morte e di come questi stessi presidi rendano più veloce e sicura la dimissione di pazienti ad altissimo rischio di morte improvvisa”.

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