Anche gli stabilimenti balneari della Puglia chiedono l’introduzione di una classificazione a stelle per le spiagge. L’appello arriva da Fabrizio Santorsola, presidente regionale di Fiba Puglia, la federazione che rappresenta gli imprenditori balneari in seno a Confesercenti. Dopo che la Regione Campania nei giorni scorsi ha approvato il nuovo “Piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative”, che analogamente a quanto già avviene per gli hotel, ha introdotto la classificazione a stelle per gli stabilimenti balneari, gli operatori pugliesi non vogliono essere da meno.
In Puglia, peraltro, una proposta in merito esiste già da ben quattro anni, ma non è stata mai applicata. Spiega infatti Santorsola: «Nel 2020 fu varata, con il consenso unanime di tutto il consiglio regionale, una proposta di legge che assegnava le stelle ai lidi alla stregua degli alberghi, classificando le strutture in base ai servizi erogati. Era la risposta giusta alla campagna mediatica che vedeva sistematicamente commenti negativi sul web relativi ai prezzi troppo alti applicati in Puglia. A quei turisti che pensavano di arrivare qui e pagare con perline, sperando di trovare gente con l’anello al naso, la risposta più efficace sarebbe stata quella di certificare la qualità dei servizi offerti. La legge purtroppo fu bloccata dalle organizzazioni sindacali che gestiscono i lidi di prossimità dei grandi centri: queste strutture, che lavorano quasi esclusivamente con gli abbonamenti, non avevano quindi alcun motivo di aggiungere ai loro servizi una rete wi-fi (“ce l’hanno a casa, a che serve?”), oppure assumere personale multilingue (“i miei clienti sono tutti del posto: a che serve sapere l’inglese?”), e così via».
Il presidente di Fiba Puglia, si legge su MondoBalneare, prosegue in vena polemica: «La legge fu bloccata con uno stratagemma voluto da quelli che avrebbero visto declassate le loro strutture prive di servizi indispensabili per i turisti: nell’ultima seduta consiliare della scorsa legislatura, gli stessi consiglieri che l’avevano acclamata votarono distrattamente la modifica che la paralizzò. Poi, con la scusa della direttiva Bolkestein che non dava sicurezza di continuità alle nostre concessioni, il sindacato dell’opposizione alla legge, un’organizzazione molto forte in regione, riuscì a mantenere il blocco. Infine venne il covid con tutte le problematiche connesse, e si decise ancora una volta di tenere ferma la classificazione».
«Quando, a un certo punto, ho sollevato la questione in numerosi convegni direttamente e personalmente all’assessore regionale al turismo – ricorda ancora Santorsola – lo stesso mi ha risposto più volte che non è possibile applicare un tale sistema, perché è prerogativa del governo centrale. La mia risposta è stata sempre perentoria, perché tutto ciò non ha alcuna corresponsione nella realtà: non è vero. Perfino l’Ue con il sistema Hotrec (che classifica le varie forme della industria dell’ospitalità) avrebbe acclamato un tale programma. Hotrec probabilmente avrebbe calato dall’altoil sistema di classificazione dei servizi nei lidi in tutti i paesi comunitari, lasciando però a noi la primogenitura di tale intelligente modo di fare impresa balneare. Adesso scopriamo, ma io lo sapevo già con congruo anticipo, che la Regione Campania ha copiato il nostro sistema e lo ha applicato per legge regionale: dall’anno prossimo i lidi campani avranno la classificazione in base ai servizi erogati ai clienti, con buona pace di noi balneari pugliesi che restiamo a guardare».