La zanzara portatrice della malaria l’Anopheles sacharovi, tra i vettori storici della malaria in Italia è riapparsa in Italia, in Puglia per la precisione, dopo 50 anni, in particolare nella zona costiera del Salento fra le marine di Lecce e Otranto. Lo attesta uno studio realizzato da ricercatori dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata, dell’Istituto superiore di sanità e del servizio veterinario dell’Asl Lecce. Nel settembre del 2022, un esemplare di Anopheles sacharovi, la cui ultima segnalazione nel nostro Paese risale però alla fine degli anni ’60, fu raccolto nel comune di Lecce nell’ambito del Progetto di Sorveglianza dell’anofelismo residuo e identificato.
Gli entomologi la chiamano Anopheles sacharovi ed è morfologicamente indistinguibile da altre zanzare anofeli presenti in tutta Europa. Forse è per questo che si è “mimetizzata” per così tanto tempo. O forse era davvero scomparsa, grazie alle intense campagne antimalariche che hanno portato l’OMS nel 1970 a dichiarare l’Italia un paese completamente “malaria free”. Tramite apposite indagini genetiche è però possibile identificarla con precisione. Rivelazione che ha portato ad attuare un’indagine entomologica mirata nel settembre 2023. È quello che è stato fatto a Lecce, tra il settembre 2022 (quando è stato individuato il primo esemplare) e il settembre successivo (quando si è svolto uno studio approfondito intorno all’area del primo rilevamento) nell’ambito del Progetto di Sorveglianza sull’anofelismo residuo coordinato dal Reparto di Malattie Trasmesse da Vettore dell’Istituto Superiore di Sanità. L’An. sacharovi va così ad aggiungersi all’An. labranchiae, tuttora diffusa e abbondante in varie parti del centro-sud e alla meno comune An. superpictus, aumentando così il numero di specie malarigene presenti e quindi le possibilità che uno dei plasmodi (i microrganismi che causano le varie forme di malaria) accidentalmente introdotti sia trasmissibile localmente.
L’indagine è stata condotta nelle aree circostanti la prima scoperta, concentrandosi su allevamenti di animali, maneggi e potenziali siti di riproduzione”, si legge su PubMed. Durante l’indagine, sono state rinvenute 13 larve di Anopheles sacharovi e sette adulti in sei siti diversi. “La scoperta ha una forti rilevanza e impatto sanitario, evidenziando un aumento della ricettività delle aree meridionali del Paese, hanno scritto gli autori. La presenza di zanzare del genere anofele, quelle cioè in grado di trasmettere la malaria, è una informazione da tenere nella giusta considerazione, niente allarmismi, quindi. Certamente non parliamo di rischio immediato di riportare la malaria in Italia. Come si legge sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, “La malaria è una malattia causata da protozoi parassiti appartenenti al genere Plasmodium. I sintomi, a seconda della specie di plasmodio, compaiono dopo 7, 15 o più giorni dalla puntura della zanzara infetta. Sono di varia natura, ma solitamente consistono in febbre, spesso molto alta, mal di testa, vomito, diarrea, sudorazioni e brividi scuotenti, tutti sintomi, almeno inizialmente, comuni a una qualsiasi sindrome influenzale o ad altre infezioni. La patogenicità dei plasmodi è legata alla loro capacità di invadere e distruggere i globuli rossi a cui segue la sintomatologia principale della malattia, rappresentata da accessi febbrili ricorrenti e anemia. Una diagnosi accurata e precoce è una delle chiavi per gestire in modo efficace questa malattia”. Alla luce di questa scoperta, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, i modelli previsionali vanno ripensati e la sorveglianza sull’anofelismo residuo in tutto il Sud Italia ulteriormente rafforzata tramite l’effettuazione di interventi straordinari di sorveglianza e lotta ai vettori.
(foto repertorio)