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Al pronto soccorso evitabile un accesso su cinque

A pubblicare i nuovi dati sulla salute dei Ps italiani è l'Agenas

Pubblicato da: redazione | Ven, 26 Aprile 2024 - 07:52

I Pronto soccorso, costantemente sovraffollati e in sofferenza, si confermano il grande anello debole del Servizio sanitario nazionale: nel 2023 hanno fatto registrare 18,27 milioni di accessi, ma di questi oltre 1 su 5 (22%) – pari a circa 4 milioni – si possono ritenere impropri ed evitabili risultando infatti codici bianchi o verdi alla visita effettuata. A pubblicare i nuovi dati sulla salute dei Ps italiani è l’Agenas che, nello studio presentato oggi, rileva pure come 3,5 milioni di cittadini (il 5,8% della popolazione) impieghino oltre 30 minuti a raggiungere il posto di emergenza più vicino.

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Una svolta potrebbe però arrivare da un maggior impiego delle Case di comunità, previste anche nel Pnrr, come dimostra l’esperienza pilota dell’Emilia Romagna. Gli accessi al Ps hanno segnato un incremento rispetto al 2022 del 6%, ma restano inferiori rispetto al 2019 quando si raggiunsero i 21 milioni totali. La prevalenza degli accessi è caratterizzata da codici triage – dopo la valutazione medica – bianchi e verdi (68% dei casi). Circa 4 milioni, dunque, gli accessi evitabili: si tratta in genere di maschi in età lavorativa (25-64 anni) che presentano sintomi generici, oppure di bambini tra 0-14 anni. Quanto al tempo necessario per raggiungere il Ps più vicino, l’arrivo avviene entro 30 minuti nel 94% dei casi ed entro 45 minuti nel 99%. Resta tuttavia una quota del 5,8% della popolazione che non è in grado di raggiungere le strutture di emergenza entro 30 minuti.

Dalla rilevazione emerge inoltre che circa il 75% delle strutture di Ps registra un numero di accessi sotto gli standard. In particolare, nel 29% dei casi si individuano meno di 15.000 accessi annui. Questo, chiarisce Maria Pia Randazzo, responsabile Statistica e Flussi Informativi Agenas, “si può spiegare con il fatto che sul territorio ci sono spesso tanti punti per l’emergenza e questo frammenta molto l’offerta”. L’afflusso maggiore si riscontra il lunedì dalle 8.00 alle 12.00. Sul totale degli accessi al Ps, evidenzia ancora Randazzo, i ricoveri sono solo il 12% (il 2% tra i codici bianchi e il 5% tra i verdi). Rispetto invece al tempo di permanenza in Ps, ovvero i minuti intercorsi tra l’arrivo e la dimissione, questo si attesta in media a 164 minuti per i codici bianchi e 229 minuti per i verdi, con una situazione molto varia tra le regioni. Una soluzione che potrebbe migliorare il quadro sta proprio nelle Case di comunità per la gestione dei pazienti non in emergenza, previste anche nel Pnrr proprio per incentivare l’assistenza territoriale contro l’ingolfamento di ospedali e Ps. Laddove sono presenti, afferma Randazzo, “il quadro migliora notevolmente con una riduzione di accessi impropri al Ps”.

Un esempio arriva dall’Abruzzo: “Ci sono ospedali con molti accessi impropri, ad esempio a Sulmona con il 34%, ma con le Case della comunità – rileva l’esperta – si registra una riduzione fino ad arrivare al 10% di accessi impropri. Sul territorio sono presenti 40 Case della comunità”. Dall’Emilia Romagna arriva poi una prima esperienza pilota che ha già portato a risultati positivi. Sul territorio, spiega Luca Baldino, direttore generale Salute e welfare della regione, “abbiamo attivato i Centri di assistenza urgenza Cau per i pazienti con problemi urgenti ma non gravi. Ad oggi sono attivi 33 Cau all’interno delle Case di comunità, con personale medico e infermieristico. In 4 mesi, da dicembre 2023 a marzo 2024, abbiamo registrato 132mila accessi, per l’80% in età lavorativa con sintomi generici”. Proprio grazie ai Cau, afferma, “stiamo registrando un’importante riduzione degli accesi ai Ps; a Piacenza, ad esempio, la riduzione è del 30%”. Gli accessi nei Cau “corrispondono proprio a quella quota di accessi impropri al Ps di persone in età lavorativa con sintomi generici. Abbiamo dunque dato una risposta che mancava e ciò ha portato ad un alleggerimento significativo nei Ps”. L’obiettivo finale, conclude Baldini, “è fare in modo che al Ps si arrivi solo in ambulanza, ovvero soltanto nei casi veramente gravi e che necessitano di un’assistenza di emergenza effettiva”.

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