Ancora quattro partite per invertire la rotta ed evitare un clamoroso naufragio. Il rush finale del campionato del Bari parte domani con la delicatissima sfida salvezza contro il Cosenza. La formazione allenata da William Viali è reduce dal roboante successo per 4-0 sul campo della Reggiana. Per affrontare i vari temi del match e di questa fase decisiva del campionato, ci siamo rivolti ad un doppio ex di Cosenza e Bari, vale a dire Emanuele Brioschi che si è concesso a un’intervista in esclusiva ai microfoni di Borderline24.com.
Emanuele Brioschi: Cosenza – Bari, sfida decisiva per la salvezza oppure no?
“No, perché dopo ci saranno ancora 3 partite e può succedere ancora di tutto. Sicuramente il Cosenza giocherà per non perdere in quanto, lasciare una diretta concorrente alla stessa distanza in classifica e con una partita in meno, sarebbe un’ottima cosa. Mentre il Bari deve giocare con una marcia in più e puntare alla vittoria”.
Il Cosenza è reduce dal clamoroso 4-0 contro la Reggiana. Il Bari dal pareggio interno contro il Pisa. Che partita si aspetta?
“Sicuramente, il pareggio andrebbe bene al Cosenza e non al Bari. I biancorossi sono in una situazione difficile ma, a questo punto, bisogna dare il massimo e portare a casa più punti possibili”.
Mancano 4 gare al termine: dopo la trasferta di Cosenza, il Bari dovrà affrontare nell’ordine: Parma Cittadella e Brescia. Calendario proibitivo?
“In serie B non ci sono partite facili o dall’esito scontato: con i giochi aperti dal primo all’ultimo posto, non c’è una squadra che non si stia giocando qualcosa. Forse, solo nell’ultima giornata, si giocherà poco. La classifica è ancora troppo corta”.
Si sarebbe aspettato un Bari in lotta per la salvezza a pochi mesi di distanza dalla finale contro il Cagliari?
“Sinceramente, no. Mi sarei aspettato un campionato diverso, con delle difficoltà, ma mai avrei pensato ad un Bari in lotta per la salvezza a questo punto della stagione”.
Bari che dovrà affrontare le ultime decisive partite con il solo Nasti a disposizione, visti i guai fisici di Puscas e Diaw. Un bel guaio…
“È sicuramente un guaio, ma potrebbe diventare uno stimolo in più per chi giocherà”.
Da 0 a 100, quante possibilità ha il Bari di salvarsi?
“Difficile da dire, ma credo che salvarsi direttamente sarà molto dura. Più probabile riuscirci tramite uno spareggio playout. Quando è capitato a me, ho perso 7 kg in 7 giorni: giocare uno spareggio playout è un dramma sportivo che psicologicamente ti abbatte: iè nu macìd (è una rovina ndr)”.
Dopo Mignani, Marino e Iachini, ecco Giampaolo. Scelta rischiosa?
“Per poterlo dire, bisogna essere all’interno dello spogliatoio. Non so se Beppe Iachini avesse ancora in mano lo spogliatoio o meno. Faccio l’esempio di Mourinho: allenatore bravissimo nella gestione del gruppo ma, nell’ultimo anno a Roma, la squadra non lo seguiva più e ora giocano tutti da Dio”.
Se Atene piange, Sparta non ride. Anche a Napoli le cose, per i De Laurentiis, non stanno andando bene…
“In estate tutti santificavano i giocatori del Napoli. Per carità, parliamo di buoni calciatori ma il vero fenomeno era in panchina. Credo che l’allenatore, se bravo, conti tantissimo nei risultati di una squadra. Nel caso di Spalletti, almeno il 50%”.
La tifoseria barese chiede a gran voce un disimpegno da parte dei De Laurentiis. Secondo lei venderanno o continueranno sino al 2028?
“La domanda è solo una: e ci su pighj u Baar? (e chi se lo prende il Bari? Ndr). Ci sarebbe qualcuno interessato? Personalmente, mi piacerebbe vedere una proprietà barese alla guida del club biancorosso. Sarebbe un grosso vantaggio”.
E veniamo alle sue esperienze da calciatore nelle due squadre. Partiamo dal Cosenza: 14 presenze nella stagione 2002/03…
“Lassàm perd (lasciamo perdere Ndr): dopo 10 giorni dal mio arrivo hanno arrestato il presidente, poi c’è stato il fallimento e non ho preso più un euro. Squadra e società allo sbando: esperienza ingiudicabile”.
A Bari è stato dal 1993 al 1996 per un totale di 16 presenze e un grande assist per Igor Protti…
“Sono passati più di 30 anni: ero un ragazzino, giocavo poco. Anche noi eravamo in grandi difficoltà ma retrocedemmo con onore. C’erano grandi calciatori e grandi uomini oltre a due grandi allenatori come Materazzi e Fascetti. Non ricordo una partita persa in partenza: ce la giocavamo sempre con tutti. Oltre a Protti, un altro leader era il compianto Ingesson. In questa serie A ci saremmo salvati senza problemi”.
Come si è trovato a Bari? Che rapporto aveva con i tifosi?
“Mi sono trovato bene ovunque, ma Bari per me rappresenta un qualcosa di speciale. Anche se ci sono state annate dove i tifosi mi hanno criticato, anche giustamente, per me Bari è sempre Bari. Sono nato e vivo a Milano, ma il legame con la vostra città è ancora forte e non ho dimenticato il vostro dialetto”.
Adesso di cosa si occupa? È ancora nel mondo del calcio?
“Ho un bar nel centro di Milano e quotidianamente mi interfaccio con tanti tifosi del Bari che vivono a Milano. Sono fuori dal mondo del calcio, ma qualche volta vado a visionare dei calciatori per conto di qualche club”.