“È necessaria un’integrazione probatoria approfondita che non è compatibile con la struttura dell’udienza predibattimentale”. Lo ha dichiarato l’avvocato Michele Laforgia, difensore del filologo Luciano Canfora, imputato per diffamazione aggravata nei confronti di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e attuale presidente del Consiglio.
La premier, per il caso, ha chiesto un risarcimento dei danni di 20mila euro. La richiesta è contenuta nell’atto con cui la Meloni, difesa da Luca Libra, si è costituita parte civile nell’ambito del processo per cui questa mattina si è tenuta l’udienza predibattimentale. La Procura, per il caso ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Canfora, mentre Laforgia, avvocato difensore, ha chiesto che venga prosciolto. Canfora, così come scritto nell’atto dell’avvocato Libera “ha, senza giustificazione alcuna, leso l’onore, il decoro e la reputazione della persona offesa aggredendo, vieppiù, la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita, utilizzando volgari epiteti – imprevedibili ed estemporanei – che hanno seriamente minato la sfera intima e privata, oltre al patrimonio morale e personale della stessa persona offesa. La dinamica dei fatti occorsi ha determinato profondi strascichi sulla psiche e sull’immagine personale e professionale della parte civile, tenuto conto dell’ingiusta lesione del diritto inviolabile inerente la propria dignità, immagine e reputazione. La domanda risarcitoria è motivata, anzitutto, dal pregiudizio psicofisico sofferto e, soprattutto, dalla lesione alla reputazione, all’onore e all’immagine”.
I fatti contestati risalgono all’aprile del 2022, in particolare all’11 dello stesso mese, quando Canfora, invitato a parlare nel corso di un incontro sul conflitto russo-ucraino al liceo scientifico Enrico Fermi di Bari, definì la Premier “neonazista nell’anima, una poveretta, trattata come una mentecatta pericolosissima”.
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