A Bari sembra quasi già estate. Siamo in primavera, ma in città è già tempo di mare, con temperature che già lo scorso weekend hanno superato i 25 gradi. Un caldo improvviso che porta con sé le conseguenze pratiche degli effetti dei cambiamenti climatici che influenzano i consumi e il sistema moda in generale. Le collezioni, come spiegano infatti gli operatori del settore, stanno subendo grossi cambiamenti. La divisione sempre meno netta tra le stagioni rende poi più difficile per i commercianti individuare il giusto timing per proporre i prodotti. Sugli scaffali dei negozi molti capi invernali sono rimasti invenduti e in alcuni casi mancano ancora quelli “estivi”.
Carlo Saponaro, non solo imprenditore barese con due attività in via Melo e in via Imbriani, ma anche presidente Federmoda Confcommercio Bari e Bat chiarisce infatti come in questi giorni si sta “vendendo la primavera, soprattutto gli abiti da cerimonia”. Ma l’imprenditore conferma soprattutto di come “il fattore climatico ad oggi sia determinante sulle nostre vendite”.
Secondo il rapporto Weather to Shop redatto dal Met Office del Regno Unito e del British Retail Consortium, gli sbalzi di temperatura possono comportare una riduzione nelle vendite di abbigliamento femminile di circa 13 milioni di euro per ogni grado di temperatura in più rispetto all’anno precedente.
Da qui la battaglia che porta ormai avanti da tempo la Fismo. La Federazione dei negozi di abbigliamento Confesercenti, chiede infatti di prolungare il più possibile il periodo di vendita dei capi a prezzo pieno e di spostare i saldi invernali cosi come quelli estivi, di almeno un mese.
Il caldo secondo la federazione infatti ‘scioglie’ i saldi. Il bilancio delle vendite di fine stagione è stato negativo: circa 7 su 10 hanno segnalato risultati in calo rispetto allo scorso anno, con una contrazione media di oltre il 21%. A pesare, un autunno-inverno caratterizzato da temperature eccezionalmente miti, che hanno ridotto la domanda. Ma anche la perdita di appeal sul pubblico dell’istituto dei saldi, il cui impatto è ‘diluito’ dalla mancanza di regole sulle promozioni e dal conseguente boom di offerte, soprattutto online.
“Il problema oggi però non è più solo quello di concordare le date: occorre infatti prendere atto che i saldi, come attualmente regolamentati, costituiscono un istituto ormai agonizzante”, spiega Benny Campobasso, Presidente di Fismo Confesercenti.
“Il Governo – precisa- per garantire l’equilibrio del mercato deve quindi avocare a sé le competenze in materia di vendite straordinarie, riprogrammando sia la durata dei saldi, che non deve essere superiore a 30 giorni, sia le date di inizio, che non devono cadere prima del 20 febbraio per i saldi invernali e del 20 agosto per quelli estivi. Ma, decisamente più importante, definire norme a tutela degli esercizi di vicinato. I saldi hanno rappresentato e potrebbero ancora rappresentare una grande opportunità per i consumatori, purché sia garantita la possibilità di comparare le diverse offerte in un contesto in cui anche il piccolo esercizio commerciale possa competere”.