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Contrasto all’abusivismo, nei guai parrucchiera “abusiva” nel Barese

La titolare del salone abusivo non ha esibito alcuna autorizzazione

Pubblicato da: redazione | Ven, 12 Aprile 2024 - 09:32

Nei giorni scorsi, i Finanzieri della Tenenza di Bitonto, nell’ambito della quotidiana attività di controllo economico del territorio, hanno scoperto nel Comune di Palo del Colle (BA) un locale adibito all’esercizio abusivo di attività di parrucchiere, sottoponendo a sequestro le attrezzature utilizzate per lo svolgimento
dell’attività. Al momento dell’accesso, i militari hanno constatato anche la presenza di diverse clienti in attesa di essere “servite” e l’impiego di manodopera “in nero”. La titolare del salone abusivo non ha esibito alcuna autorizzazione (che deve essere concessa con provvedimento del Comune) o Segnalazione Certificata di Inizio Attività (c.d. “S.C.I.A”) ed è stata segnalata per esercizio abusivo dell’attività di acconciatore, in violazione della Legge n. 174/2005 che disciplina tale settore.

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La condotta accertata, oltre ad assumere rilievo fiscale – essendo la titolare del salone sprovvista di partita Iva e qualificabile come “evasore totale” – è sanzionata dal punto di vista amministrativo con pene pecuniarie fino a 5.000 euro e consente il sequestro delle attrezzature impiegate nell’illecita attività (caschi, poltrone e specchiere, phon, carrelli porta spazzole, prodotti per la tintura e la cura dei capelli ed altro). Ulteriori sanzioni amministrative sono state comminate per l’impiego di una lavoratrice “in nero” scoperta a svolgere prestazione lavorativa presso il citato locale. La posizione della titolare, ignota al Fisco per non aver presentato alcuna dichiarazione, dal punto di vista fiscale sarà oggetto di valutazione e successiva segnalazione al competente Ufficio dell’Agenzia delle Entrate. I controlli della Guardia di Finanza a contrasto delle attività sconosciute al Fisco continuano con regolarità: il sommerso pregiudica gli equilibri economici e finanziari del Paese, essendo orientato alla riduzione illegale dei costi di “struttura” (fiscali, organizzativi e del lavoro) per massimizzare i profitti e ottenere vantaggi competitivi impropri in danno degli operatori rispettosi delle regole, della collettività e del sistema Paese in generale.

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