“Lunedì di Pasquetta. Ore 9.51 alle casette verdi in quel di Palombaio frazione ad otto chilometri da Bitonto. Mentre il sindaco di Bari Decaro progetta restyling e palazzi con famosi archistar perché Bari ha bisogno di somigliare a Barcellona, Madrid, Amsterdam e un po’ anche Parigi, noi abitanti in emergenza abitativa deportati qui e sradicati da famiglia d’origine, abitudini, lavoro, scuola ed affetti cerchiamo di sopravvivere al degrado nel quale ci costringono a campare e crescere figlie e figli. Tra l’altro, qui alle casette verdi in quel di Palombaio, ci sono famiglie che in emergenza abitativa sopravvivono da più di dieci anni. A fronte di un contratto e consegna immobile (per il Comune dobbiamo chiamarlo alloggio) che non può superare i 18 mesi eventualmente poco più prorogabili”. A parlare è Annalinda Lupis in rappresentanza del Movimento Lotta per la casa.
A Palombaio il Comune di Bari ha delle case che mette a disposizione per le emergenze abitative. Ma la manutenzione è pari a zero. I problemi sono davvero tanti – come denunciano le famiglie – dai calcinacci che crollano, alle finestre che non si chiudono. Fino all’assenza di acqua.
“Una delle situazioni, a nostro avviso più disumane, è l’assenza di acqua. Qualche volta la pressione di notte aumenta leggermente consentendoci di utilizzare la lavatrice. A turno però. Oppure riempire lo scaldabagno, qui non abbiamo caldaia e neanche il gas di città. L’acqua è assente perché c’è pochissima pressione dell’acquedotto e qui le cisterne dell’autoclave giacciono arrugginite e fuori uso da 25 anni”, continua la Lupis, supportata dalle famiglie trasferite anche loro a Palombaio.
” I balconi ed i cornicioni sono pericolanti. La strada interna completamente dissestata e piena di voragini. Qui il Comune è totalmente assente – continua – abbiamo fatto richieste da tempo di interventi, ma nulla. Ci sono dei minori che vivono in queste condizioni, è assurdo. Senza considerare il disagio di essere stati trasferiti da Bari a Palombaio. Ma vanno bene i disagi, li sopportiamo, ma almeno ci facessero vivere in condizioni dignitose”.