Grazie all’inverno relativamente mite, da noi la stagione delle zecche è iniziata prima del solito: i piccoli animali si possono già trovare ovunque allo stato selvatico. Non importa se nelle foglie, nell’erba o nel sottobosco. A causa del cambiamento climatico le sanguisughe, che possono trasmettere malattie pericolose, ora hanno condizioni di vita migliori. Le temperature più elevate attirano anche nuove specie: la nuova specie di zecche “Hyalomma marginatum” si trova ormai sempre più spesso in Italia e in Europa. Meglio nota come zecca gigante tropicale, in Italia, è stata segnalata in provincia di Lecco, sul Lago di Como. Fino a dieci volte più grande della zecca nostrana, può trasmettere malattie anche pericolose per l’uomo. In realtà proviene dalle regioni subtropicali ed è anche chiamata la “zecca gigante tropicale”. Sebbene questa specie preferisca come ospiti, che riesce a percepire anche a 100 metri di distanza grazie alle vibrazioni del terreno oppure all’anidride carbonica emessa attraverso il respiro, i grandi mammiferi come cavalli e bovini, gli uccelli ma anche gli esseri umani che non vengono risparmiati. Sarebbe entrata in Europa con la migrazione degli uccelli e qui avrebbero potuto poi svilupparsi in animali adulti. Con una lunghezza massima di 6,6 millimetri, la zecca gigante tropicale è circa il doppio delle altre specie autoctone.
E caccia davvero attivamente. “Le zecche autoctone come la zecca del legno o la zecca relitta sono cacciatori in agguato che aspettano nell’erba finché non arriva qualcuno. La zecca gigante tropicale cerca attivamente il suo ospite e lo segue fino a un centinaio di metri”, spiega la D.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon nel Regno Unito. I parassiti possono rilevare le loro vittime fino a nove metri di distanza. Grazie alle sue lunghe zampe striate può anche muoversi più velocemente. Il loro scudo dorsale è marrone chiaro. Se vieni morso, dovresti andare immediatamente dal medico, consigliano gli esperti. Gli esperti sono preoccupati perché questo tipo di zecca può trasmettere malattie come la febbre emorragica Crimea-Congo, che provoca sanguinamento ed è fatale nel 5-30% dei casi. Nello specifico, il suo morso, infatti, può provocare diversi problemi, trasmettendo malattie anche molto gravi dall’animale all’uomo. È in grado, infatti, di raccogliere e trasmettere agenti patogeni, come il “virus del Nilo occidentale”. Ma non solo: in Germania ha infettato una persona con la febbre maculata e in Iraq, alcuni mesi fa, ha infettato delle mucche con il virus della febbre Crimea-Congo. Durante le escursioni è consigliabile un abbigliamento con maniche lunghe. La maggior parte delle malattie trasmesse dalle zecche domestiche sono la malattia di Lyme e l’encefalite da zecche (TBE).
L’anno scorso sono state colpite in Italia dalla TBE 109 persone, contro la quale esiste un vaccino efficace. Non esiste una vaccinazione contro la malattia di Lyme. Le zecche più diffuse in Italia, quelle a cui prestare particolare attenzione sono due: la zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus) e la zecca dei boschi (Ixodes ricinus). Come gli acari, appartengono alla classe degli Aracnidi e sono dei parassiti ematofagi obbligati, cioè devono succhiare sangue per vivere e riprodursi e possono trasmettere alle persone agenti patogeni responsabili di diverse malattie. Tra queste la rickettsiosi o febbre bottonosa del Mediterraneo, l’encefalite virale da zecche, o TBE, Tick Borne Encephalitis, la borreliosi di Lyme e la febbre emorragica di Crimea-Congo (CCHF). Si tratta di zoonosi, cioè di malattie che sono veicolate dal morso o dalla puntura della zecca. Per quanto riguarda l’encefalite da zecca (TBE), è disponibile il vaccino: qualora, infatti, si viva o si facciano attività all’aperto in zone a rischio, è indicato rivolgersi al proprio medico per valutarne la somministrazione. I cambiamenti climatici impattano molto sulla diffusione sia delle zecche che quindi di queste malattie. Questo perché la diffusione delle malattie trasmesse da vettori, dipende dall’interazione di tre principali attori: l’agente patogeno, il vettore, in questo caso la zecca, e gli animali su cui il vettore si nutre e/o che fungono da serbatoio dell’agente patogeno. È risaputo, però, che gli equilibri tra le diverse specie animali e tra queste e i vettori, dipendono fortemente dai loro habitat naturali e che, questi ultimi, sono molto sensibili ai cambiamenti climatici. Pertanto, fenomeni come le temperature che si alzano o la maggiore piovosità, sono in grado di influire sulla distribuzione geografica, sulla sopravvivenza e sul periodo di attività delle zecche.