L’Europa dà il via a una serie di misure che sosterranno la produzione di mangimi di diversi Paesi ma resta inerte, silente e completamente inoperosa, come se il fatto non la riguardasse, rispetto a quanto sta accadendo in Italia, con il valore del grano duro prodotto dai cerealicoltori italiani che ha subito un tracollo, dimezzandosi nell’arco di un anno, anche a causa delle importazioni massicce da nazioni come Russia e Kazakistan. “Non è chiaro il motivo per cui la Russia, che ha scatenato una guerra di aggressione e conquista nel cuore dell’Europa, sia sanzionata in tutte le maniere e per ogni settore ad eccezione proprio dell’export di grano”, denuncia Gennaro Sicolo, presidente di CIA Puglia e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani. “Si sta permettendo a Putin di fare la guerra anche economicamente e commercialmente, con i grandi multimiliardari amici del regime putiniano che si arricchiscono, e lo fanno a discapito, tra gli altri, proprio delle aziende cerealicole italiane. Tutti i grandi quotidiani italiani ed europei, da giorni, stanno mettendo in evidenza questa assurda contraddizione, ma l’Unione Europea sembra ignorare volutamente questa dinamica, quasi a sottacerla, a mettergli il silenziatore, ma così si uccide uno degli asset economici principali della nostra agricoltura, nel silenzio tombale di un’Europa che, non si sa per quale motivo, mette in atto una specie di distorta ‘autonomia differenziata’: da un lato protegge alcuni Paesi, dall’altro permette che la cerealicoltura e più in generale l’agricoltura italiana siano aggredite, depauperate e messe all’angolo da un sistema senza controlli di importazioni sempre più massicce”.
La battaglia condotta da CIA Puglia contro questo stato di cose non riguarda solo la cerealicoltura, che negli ultimi due anni ha visto cambiare i propri connotati da dinamiche speculative e politiche globali di aggressione al made in Italy, ma anche tutti gli altri principali prodotti del comparto. Sono soprattutto i piccoli e medi produttori dei settori ortofrutticolo, vitivinicolo, olivicolo, florovivaistico e zootecnico a subire la concorrenza sleale di Paesi terzi e l’inspiegabile mancanza di provvedimenti da parte dell’Unione Europea a protezione delle proprie produzioni. “Le proteste degli agricoltori, che dalla Germania hanno attraversato e scosso tutta l’Europa giungendo anche in Italia, ha espresso proprio il malessere profondo e le inquietudini più pesanti di chi, nel Vecchio Continente, per coltivare, produrre e raccogliere i frutti del proprio duro lavoro deve attenersi a una serie di norme e limitazioni articolate, complesse e rigorose. Agli altri Paesi, quelli che esportano il loro grano, la loro frutta, i loro ortaggi e il loro olio in Italia, è permesso di produrre ignorando quelle norme e quelle limitazioni. È come se, in un incontro di pugilato, a uno dei due pugili si permette di combattere con entrambe le mani e a un altro, invece, si imponesse di usare una mano sola. È una lotta impari, ingiusta, disonesta, che sta affossando l’agricoltura italiana. Contro tutto questo è necessario che le forze politiche si muovano e si impegnino a fondo per determinare un cambiamento di rotta, altrimenti l’Unione Europea va a sbattere contro un muro”, ha concluso Sicolo.