“Nella lotta per l’eliminazione del virus dell’epatite C (HCV), i burocrati sanitari della nostra regione ci stanno regalando un’altra mostruosa lentezza. Ad oggi non è ancora cominciata la chiamata attiva dei nati tra il 1969 e il 1989, ossia quasi 1,2 milioni di pugliesi, perché in attesa di caricare nei sistemi informativi – ma sono cose? – tutti i dati degli aventi diritto che hanno già svolto il test in autonomia”. Lo si legge in una nota del consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, dei consiglieri regionali Sergio Clemente, Ruggiero Mennea, capogruppo, e del responsabile regionale sanità, Alessandro Nestola.
“Eppure si tratta di test salva vita, realizzato con un semplice prelievo di sangue – continua la nota – in grado di diagnosticare la malattia in fase precoce e generalmente priva di sintomi, così da somministrare le terapie più appropriate e quindi evitare la degenerazione in cirrosi epatica o tumore del fegato. Il tutto, insomma, in grado di evitare la morte. Si pensi che la prima fase dello screening doveva concludersi, per tutte le regioni italiane, entro il 31 dicembre 2022, poi prorogato al 31 dicembre 2023 e ora prorogato – ancora una volta – al 31 dicembre 2024”.
In Puglia gli aventi diritto sono 1.114.559. Di questi 75.205 hanno fatto il test spontaneamente (nei due tipi previsti), con il risultato di 942 positivi (1,25 %). Questo dato è fortemente indicativo, poiché è molto probabile che tra i 1.039.354 non ancora invitati a effettuare il test, potremmo attenderci la notizia probabile di circa 13mila positivi.
“Incredibile. Possediamo il farmaco in grado di far guarire da un virus – si legge ancora nella nota – e accettiamo il rischio di far ammalare 12.991 persone di malattie gravi, come conseguenza della mancata diagnosi. Nell’attesa che i burocrati sanitari si decidano a fare il loro dovere, anche in vista del prossimo ampliamento della popolazione di riferimento, e considerato che ogni pugliese dovrebbe fare il test per l’epatite C, invitiamo tutti i nati dal 1969 al 1989 a invadere i centri prelievo pubblici e richiedere il test. Ne va della vita”.