E’ tornato a parlare il centrodestra, ma da Palazzo di città. “Ci saremmo aspettati dal sindaco e dal centrosinistra – ha tuonato il sottosegretario alla sanità per Fratelli d’Italia, Marcello Gemmato – che a discutere dei 130 arresti fosse stato il Consiglio comunale. Ma non è successo. E’ stata inviata formalmente la richiesta di monotematica, ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Manca rispetto istituzionale. Ci accusano di essere andati da Piantedosj. Noi l’abbiamo fatto perché in assenza di un confronto con Decaro abbiamo ritenuto e ho ritenuto personalmente di interloquire con chi detiene la sicurezza di Italia, il Ministro, anche per avere conforto. Disgregazione tessuto sociale, scoperta infiltrazione criminalità in Amtab, dovevamo stare zitti? Dovevamo chiedere ai boss di Bari vecchia cosa fare? Noi non siamo andati a chiedere scioglimento Comune non vorremmo mai, è una onta che colpisce la città. Ma non si può accusare noi”.
Noi abbiamo solo cercato di difendere la nostra città. A me ha fatto male il fatto che il mio nome fosse unito ai clan, perché io dovrei fare paura a Decaro? Chi ha la coscienza a posto non deve temere nulla. Io avrei detto anche trenta commissari, per dimostrare che non c’entro nulla. Io non accuso chi ha cercato di voler difendere la città di Bari. Abbiamo chiesto maggiore presenza dello Stato. Cosa dovevamo fare? Dovevamo stare zitti o dovevamo cercare di dare nostro contributo? Ci fa specie che anche i cinque stelle non abbiano fatto nulla. Vorremmo risposte da parte del sindaco, non comizi unidirezionale. La sobrietà e il rigore debbano essere sovrani. Basta pianti o comizi, oggi parleremo del caso Bari non delle elezioni”.
Sulla stessa linea Francesco Paolo Sisto: “Sono un barese, difendo la mia città, sono orgoglioso di essere barese, se c’è una cosa insopportabile sono le bugie. Le bugie sono una malattia da cui non si guarisce in politica quando sono così nette e evidenti. In presenza di reati c’è obbligo di rivolgersi all’autorità”. Sisto fa riferimento alle dichiarazioni di Emiliano sul palco della manifestazione di sabato.. “Se un imprenditore fosse andato da un mafioso per affidare dipendente cosa sarebbe stato? Concorso esterno. Emiliano ha detto alla sorella del boss di dare da bere a Decaro. Immagine drammatica. Episodio narrato con disinvoltura disarmante, ci dà idea di una impunibilità e intoccabilità. Ma nessuno è intoccabile. Punto di non ritorno. In questa città ci vuole discontinuità e bisogna cambiare. Decaro accompagnava il racconto, possiamo pensare che Emiliano si fosse inventato tutto?. Di fronte a gestualità che lascia pensare a condivisione completa cosa vuol dire la frase te lo affido? Abbiamo messo le istituzioni nelle mani dei clan”.