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I chatbots mostrano più generosità e equità degli umani

Uno studio per valutare personalità e comportamento dei GPT

Pubblicato da: Ylenia Bisceglie | Ven, 22 Marzo 2024 - 23:14

Se oggi il software di intelligenza artificiale ChatGPT è quasi indistinguibile dall’essere umano, lo sviluppatore di ChatGPT-5, Siqi Chen, ha annunciato che quest’ultima versione avrà ancora più la capacità di pensare e agire esattamente come una persona.

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Uno studio congiunto dell’Università del Michigan e di Stanford ha messo proprio alla prova la capacità della macchina di mostrare risposte e intelligenza simili a quelle umane, al fine di valutare la personalità e il comportamento dei GPT.

Sono state prese in esame l’ultima versione ChatGPT-4 e la precedente versione 3. Sostanzialmente, hanno invitato i chatbots a elaborare strategie in vari giochi comportamentali, simulando decisioni economiche e morali appartenenti al mondo reale, come ad esempio la gestione di investimenti finanziari. Tramite il test OCEAN Big-5, che misura cinque dimensioni chiave del comportamento umano, sono stati analizzati: estroversione, nevrosi, gradevolezza, apertura mentale e consapevolezza. E, tramite altri giochi appositamente studiati, si è valutata la fiducia, la propensione al rischio, l’altruismo, l’equità, la cooperazione e il ragionamento strategico.

Le risposte dei bot sono state messe a confronto con quelle di oltre 100.000 individui da 50 differenti paesi e i risultati sono stati sorprendenti.

“Le decisioni strategiche dell’Ai riflettevano una comprensione della cooperazione e della fiducia nel massimizzare gli obiettivi, optando spesso per strategie cooperative che si discostano dalla norma umana”, hanno dichiarato i ricercatori. Questo vuol dire che i bot hanno dimostrato generosità e equità maggiori di quelle del giocatore umano medio.

Il dato altrettanto importante è che, mentre le risposte della versione ChatGPT-3 sono state considerate molto lontane da quelle umane, quelle della 4 spesso erano indistinguibili.

Se da un lato questo può incutere timore e soprattutto portare preoccupazione per quella che può essere la difficoltà di riconoscere di parlare o avere a che fare con una chatbot piuttosto che una persona reale, dall’altro potrebbe aiutare a capire come e quanto potersi fidare e affidare all’AI.

“In generale, sapere che ChatGPT è più altruista e cooperativo rispetto alla media degli esseri umani potrebbe aumentare la nostra fiducia nell’usarlo per necessità di negoziazione, risoluzione delle controversie o per l’assistenza”, affermano i ricercatori.

 

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