L’uso dei canali informali rimane la pratica più diffusa tra chi è in cerca di occupazione, con la quota di chi si rivolge a parenti, amici e conoscenti che nel 2023 aumenta e raggiunge il 76,6% (+1,2 punti). Lo rileva l’Istat spiegando che è “in marcata crescita” anche l’incidenza di chi ha cercato lavoro rivolgendosi al Centro pubblico per l’impiego (25,8%, +3,5 punti), mentre risultano più stabili le quote di coloro che svolgono altre azioni di ricerca formali. L”invio di domande/curriculum è invariata al 64,9%, la consultazione di offerte di lavoro cresce lievemente (47,6%, +0,6 punti) come la risposta ad annunci o la pubblicazione di inserzioni (30,0%, +0,4 punti). E’ invariata la scelta di contattare un’agenzia di lavoro interinale (invariata al 20,0%).
Nel 2023, il numero di inattivi di 15-64 anni diminuisce per il terzo anno consecutivo (-468 mila, -3,6% in un anno), attestandosi a 12 milioni 377 mila; sono in calo sia coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare (-175 mila, -1,7%) sia, soprattutto, le forze di lavoro potenziali (-293 mila, -11,8%), ossia la componente degli inattivi più vicina al mercato del lavoro. Diminuisce il numero degli scoraggiati (-44 mila, -4,3%), di chi aspetta gli esiti di passate azioni di ricerca (-129 mila, -20,9%) e di chi non cerca lavoro per motivi familiari (-139 mila, -4,8%). Il tasso di inattività 15-64 anni scende al 33,3% (-1,1 punti rispetto al 2022). Tra le donne, sottolinea l’Istat, il tasso di occupazione aumenta poco di più rispetto agli uomini (+1,4 punti rispetto a +1,2 punti) e si associa alla diminuzione più marcata di quello di disoccupazione (-0,6 e -0,3 punti, rispettivamente); è invece quasi identica la riduzione del tasso di inattività 15-64 anni (-1,2 punti le donne e -1,1 punti gli uomini). Il gap a sfavore delle donne si attesta a circa 18 punti per i tassi di occupazione e di inattività (15-64 anni) e a 2 punti per il tasso di disoccupazione.
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