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Bari e le periferie abbandonate. L’architetto: “Non è Disneyland”

"E non è solo focaccia e orecchiette"

Pubblicato da: Adalisa Mei | Ven, 22 Marzo 2024 - 10:44

“L’attenzione della pubblica amministrazione è andata sempre più concentrandosi su un ben limitato confine della città: quello di Bari vecchia, del lungomare e di parte del tessuto del Murattiano, il più centrale e commercialmente più ambito. Il resto della città, con le sue estese periferie, è stato abbandonato a se stesso, destinatario di interventi di edilizia residenziale che ne hanno massacrato le potenzialità in chiave ambientale e di prospettiva”. E’ un fiume in piena l’architetto barese Eugenio Lombardi, specializzato in progettazione partecipata e psicologia urbana all’Accademia di Belle arti di Copenaghen. Ha diretto a Bari il primo Laboratorio Urbano in Italia, promuovendo diversi progetti culturali in Bari vecchia e di riqualificazione urbana: recupero ex Macello comunale, molo di Sant’Antonio, ex Ospedaletto dei Bambini. Ha diretto a Palese il Laboratorio Urbanistico di Quartiere e costituito l’Ecomuseo Urbano del Nord Barese. Attualmente coordina la rete Civica Urbana di Palese.

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“La conosciamo bene la storia del San Paolo, di Enziteto nobilitata in tempi recenti come San Pio e nell’ultimo ventennio di Sant’Anna, presentata nel 2000 come periferia sì, ‘ma con servizi’ – commenta l’architetto – L’amministrazione non è mai stata capace di mantenere gli impegni, la politica barese, ma si è ben occupata di produrre altro: la narrazione.

Contravvenendo alle più elementari norme di programmazione – spiega Lombardi –  l’attenzione della pubblica amministrazione e di chi ne ha condizionato le scelte, è andata sempre più concentrandosi su un ben limitato confine della città: quello di Bari vecchia, del lungomare e di parte del tessuto del Murattiano, il più centrale e commercialmente più ambito. Il resto della città, con le sue estese periferie, è stato abbandonato a se stesso, destinatario di interventi di edilizia residenziale che ne hanno massacrato le potenzialità in chiave ambientale e di prospettiva, lasciando anche qui alla propaganda della comunicazione istituzionale il compito di esaltare ogni piccolo improduttivo intervento. Bari vecchia e il Borgo Murattiano sono invece stati catapultati nell’interesse delle produzioni televisive, trasformando Bari in una Disneyland di cui c’erano state avvisaglie con taluni interventi del Piano Urban.

Un bombardamento di immagini e di stereotipi  – racconta ancora – che hanno avuto il successo che cercavano, trasformando Bari nel paradiso del turismo mordi e fuggi, di banale consumo di focaccia, panzerotti e crudo. Destinataria una cittadinanza che non si riconosce più in comunità ma in una somma di individui, tutti o quasi alla perenne ricerca di benessere effimero e che hanno salutato con applausi da stadio la comparsa di centinaia di ristoranti e pub quasi tutti concentrati nelle aree più centrali con ben visibili conseguenze sul traffico e la qualità di vita dei residenti. Ben altro Bari avrebbe avuto e ha da offrire ai propri abitanti e al turismo, si è invece scelta la strada più immediata ma priva di prospettive a lungo termine.

Sorge il serio dubbio – conclude l’architetto –  che anche quello delle orecchiette sia un sistema di controllo del territorio, mentre migliaia e migliaia di turisti acquistano prodotti dalla dubbia provenienza e un enorme numero di B&B, emerso come in gran parte controllato dal crimine, sta cancellando l’identità popolare di luoghi tanto amati. A Bari vecchia la più famosa produttrice di orecchiette è stata trasformata nell’ambasciatrice di Bari nel mondo, mentre le ormai tantissime venditrici continuano a non essere interessate né dal fisco né dai controlli sanitari. Qualcosa decisamente non torna”.

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