Le entrate dello Stato garantite dalle accise sui tabacchi sono passate dai 10,23 miliardi di euro del 2015 ai 15 miliardi di euro stimati per il 2023, con un incremento di 4,77 miliardi di euro (+46,6%). Lo afferma il Codacons, che interviene sui nuovi rincari per le sigarette che scattano oggi 20 marzo. I costanti aumenti delle accise sui prodotti da tabacco introdotti negli ultimi anni e l’ingresso di nuovi dispositivi come quelli da inalazione o a tabacco riscaldato hanno portato ad una crescita delle entrate statali garantiti dalla tassazione sulla sigarette – spiega l’associazione – Basti pensare che, tra le marche più diffuse, un pacchetto di Camel blue nel 2015 costava 4,60 euro contro i 5,40 euro odierni, con un aumento del +17,4%; le Philip Morris Red sono passate da 4,50 a 5,30 euro (+17,8%), le Rothmans da 4,20 a 5,00 euro (+19%). Un pacchetto di Dunhill International raggiunge oggi il prezzo di 6,70 euro.
“In linea generale siamo favorevoli all’aumento dei prezzi dei prodotti che danneggiano la salute e mettono a rischio la vita umana, ma intervenire solo sui listini delle sigarette sembra sortire effetti solo sui conti dello Stato, e non sulla salute pubblica – dichiara il presidente Carlo Rienzi – Tra il 2015 e il 2022, in base ai dati ufficiali dell’Iss, il numero di fumatori è sceso solo di 1 milione, passando da 11,5 milioni di persone (il 22% della popolazione) a 10,5 milioni (il 20,5% della popolazione). Questo dimostra che, oltre ad intervenire sui prezzi con innegabili vantaggi per le casse statali, serve avviare una battaglia serrata al fumo e alla dipendenza da fumo, con misure davvero efficaci che allontanino i cittadini, soprattutto i giovani, dalle sigarette” – conclude Rienzi.